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Catalogna, Puigdemont: "Sull'indipendenza decida il Parlamento"

Il presidente catalano Carles Puigdemont

Silvia Sfregola
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Resta il muro contro muro tra governo spagnolo e la Catalogna. Fino a metà giornata sembrava certo che il presidente catalano Carles Puigdemont annunciasse elezioni anticipate per il 20 dicembre, con conseguente archiviazione della dichiarazione unilaterale di indipendenza. Ma dopo un paio di rinvii del previsto discorso, Puidgemont, parlando dal palazzo della Regione, e non dal Parlament come ci si attendeva inizialmente, ha dichiarato che «non ci sono le garanzie da parte di Madrid, che giustifichino la convocazione di elezioni. Non accetto la misura, ingiusta e abusiva dell'articolo 155», ha aggiunto, rinviando la palla al Parlament, che «deciderà sull'indipendenza». Si torna insomma al punto di partenza, anche perchè, subito dopo le parole di Puigdemont, il governo spagnolo ha chiesto al Senato di autorizzare l'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione «per ristabilire l'esercizio dell'autogoverno catalano in un quadro costituzionale». «Per far fronte a una situazione estremamente grave, lo Stato di diritto ha strumenti eccezionali. Ciò che prevede l'articolo 155 non esiste solo in Spagna», ha spiegato la vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria, motivando così la richiesta di attivazione della misura. A poche ore dalla seduta del Senato spagnolo, tutto lasciava pensare a un passo indietro del presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, mentre i media locali davano per certo l'annuncio di elezioni anticipate, cosa che per gli indipendentisti è considerata una resa. La decisione era arrivata al termine di una notte drammatica. Dalle 7 di ieri sera Puigdemont ha ascoltato partiti, associazioni, consiglieri e dopo ore e ore di riunioni e vertici questa mattina ha convocato una riunione ristretta dei consiglieri governativi, per comunicare la sua decisione. La scelta di Puigdemont ha però spaccato il fronte indipendentista: la Cup e Esquerra Republicana, le due formazioni di sinistra che appoggiano l'esecutivo catalano, considerano un 'tradimentò lo stop di Puigdemont, e all'interno dello stesso PDeCat, il partito catalano moderato, le posizioni sono diverse e non tutti hanno condiviso la decisione del leader. I deputati della Junts pel Sì (la coalizione di maggioranza nel Parlamento catalano) Jordi Cuminal, Albert Batalla e Joan Ramon Casals hanno annunciato le dimissioni, mentre molte centinaia di persone si sono date appuntamento di fronte al palazzo della Generalitat per protestare contro la 'resa e il tradimentò dei vertici catalani. In mattinata il governo catalano aveva inviato dei documenti al Senato spagnolo in cui si diceva che il governo di Madrid ha «superato ampiamente e senza giustificazione» i limiti delle misure previste dall'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione e sta creando «una situazione ancora più grave». Secondo l'esecutivo catalano, che ha inviato il dossier con la sua 'difesà, le decisioni del governo di Madrid «spogliano praticamente le istituzioni della Generalitat dalle sue principali attribuzioni».

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