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Battisti resta libero. La Corte suprema rinvia la decisione sull'estradizione

Davide Di Santo
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Il Supremo tribunale federale brasiliano ha rinviato alla prossima settimana la decisione da cui dipende l'estradizione di Cesare Battisti. Nel frattempo, i giudici del tribunale regionale federale della Terza regione, a San Paolo, hanno stabilito all'unanimità che l'ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) debba restare in libertà, ma che per lui vengano mantenute misure cautelari alternative. L'arresto e l'habeas corpus Il 7 ottobre, due giorni dopo che l'ex terrorista italiano era stato arrestato a Corumbà al confine con la Bolivia e accusato di traffico di valuta, il giudice José Marcos Lunardelli dello stesso tribunale paulista gli aveva concesso l'habeas corpus richiesto dai suoi legali. Battisti, che vive nella casa di amici a Cananeia sul litorale di San Paolo, dovrà rispettare tre misure cautelari, ha riferito la Folha de San Paolo: comparire periodicamente per informare e motivare le proprie attività, non allontanarsi dalla zona di residenza, sottostare a monitoraggio elettronico se saranno disponibili dispositivi ad hoc. Evasione fiscale o tentata fuga Secondo i giudici di San Paolo, il tentativo di evasione fiscale non è un crimine violento e l'italiano avrebbe potuto uscire dal Paese, se avesse dichiarato al fisco di esser in possesso di denaro. Il governo di Brasilia aveva invece affermato che si fosse verificato un tentativo di fuga, con reato di evasione fiscale per esser uscito dai confini con oltre 10mila reais, sopra il limite che la legge consente di esportare senza dichiarazione. Battisti ne aveva con sé 23mila, secondo l'accusa, mentre lui afferma fosse denaro non soltanto suo, ma anche dei suoi compagni di viaggio. L'11 ottobre, i media brasiliani avevano scritto che il presidente Michel Temer era pronto a revocare lo status di rifugiato politico all'ex membro dei Pac, nel caso il giudice Luiz Fux del Supremo tribunale federale avesse deciso di fare un passo indietro sulla concessione dell'habeas corpus. Deve scontare l'ergastolo per quattro omidici Battisti fu condannato in Italia in contumacia in via definitiva nel 1993 per quattro omicidi. Era fuggito prima in Francia e poi Brasile, dove fu arrestato nel 2007, quando Roma chiese l'estradizione. Nel 2009 la Corte suprema di Brasilia aveva dato il suo ok, in una decisione non vincolante che lasciava l'ultima parola al presidente. E l'allora capo di Stato, Luiz Inacio Lula da Silva, nel suo ultimo giorno di mandato il 31 dicembre del 2010, aveva negato l'estradizione. Il governo di Brasilia, ore prima della discussione al Supremo tribunale federale, aveva inviato ai giudici un parere affermando che Temer abbia l'autorità di revocare l'asilo e di estradare Battisti. "In Italia mi uccideranno" Lui, dalla casa di Cananeia dove si trova con il figlio Raul di 4 anni avuto dalla compagna Priscila di 31 anni, in attesa delle decisioni dei giudici ha ribadito in un'intervista a G1 di essere fiducioso: "Credo sarà una risposta positiva perché stiamo parlando di legge, per la legge la mia estradizione sarebbe impossibile. Un decreto dopo cinque anni non può essere revocato". Ha aggiunto di avere un altro timore: "Gli agenti penitenziari in Italia hanno detto che mi ammazzeranno. C'è un odio alimentato in tutti questi anni da una parte dei media e dalle forze politiche italiane", inoltre "temo una operazione illegale con mercenari italiani".

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