SPAGNA NEL CAOS

"L'indipendenza della Catalogna? Una follia"

Costanza Cerasi

Conto alla rovescia per la seconda e ultima data concessa da Madrid a Carles Puigdemont per fare chiarezza sulla dichiarazione d'indipendenza della Catalogna. Il premier Mariano Rajoy ha fissato per domani, giovedì 19 ottobre, l'ultimatum. "Tutta questa situazione è una bolla di sapone", spiega Francisco Layna Ranz, scrittore, poeta e professore spagnolo, mentre nel Paese si consumano le ultime ore cruciali: migliaia di persone hanno protestato a Barcellona per l'arresto di due leader indipendentisti e la sinistra secessionista ha invocato lo sciopero generale. Layna Ranz (nella foto) oggi insegna all'Istituto Internazionale a Madrid ed ha appena pubblicato il suo quarto libro di poesie "Espìritu Hueso Animal". "Gli intellettuali spagnoli hanno iniziato a reagire ma chi si è dichiarato contrario all'indipendenza l'ha pagata cara" racconta. "Quello che è successo al famoso scrittore catalano, Juan Marsé è emblematico: appena si è opposto alcuni indipendentisti sono andati nelle librerie ed hanno iniziato a strappare tutte le pagine dei suoi libri. Se tu dici che non sei indipendentista ti insultano, ti chiamano fascista. Il ruolo della gente che pensa e che scrive è quello di comunicare, riflettere e portare a raccontare la verità. E la verità è che non è stato un referendum legale, democratico e reale". Qual è la sua posizione su questa guerra politica indipendentista tra la Spagna e la Catalogna? "È un conflitto complicato e complesso, non è facile da capire. Partiamo dal presupposto che considero l’attuale presidente di Spagna il principale colpevole di quello che sta succedendo. Questo perché ha sempre rifiutato le riforme che si dovevano fare in Catalogna ma l'indipendenza oggi è una follia. Non c’è stato un referendum, è solo propaganda e manipolazione. Il problema è un problema di nazionalismo. È una questione di supremazia che oggi si nasconde nei partiti di estrema destra. Quello che è avvenuto qualche giorno fa, dove ci sono stati più voti che votanti, non era un referendum. L'errore più grande di Rajoy è stato però quello di mandare la polizia". È importante che la Spagna resti un Paese unito? "Se avvenisse in un futuro questa separazione la Catalogna perderebbe di più, ma anche la Spagna. Entrambe le parti verrebbero danneggiate. Inizialmente la Catalogna si troverebbe molto male, sarebbe completamente isolata e si troverebbe in una crisi economica incredibile, ma a lungo termine la Spagna anche risentirebbe gravemente da questa separazione. Molti cittadini della Catalogna se ne rendono conto e rifiutano l’indipendenza, ma poi purtroppo esiste una minoranza di fanatici che stanno trascinando il Paese". Questo estremismo da dove proviene? "Ci sono due parti. La prima, una borghesia Catalana della destra che attualmente è rappresentata dal partito che si chiama Pdecat. Sono gente conservatrice, religiosa, è gente urbana. La seconda parte di indipendentisti sono un gruppo di radicali, anti capitalisti, anti globalizzazione, anti-Europa, anti-Euro; e questi sono quelli che stanno trascinando questa situazione e stanno causando un inferno. La Chiesa dovrebbe prendere una posizione più netta? "La Chiesa nazionalista, molto conservatrice, e di conseguenza qui in Spagna ha sempre appoggiato i partiti che rispecchiano queste sue caratteristiche. In passato la chiesa si mise al lato di Franco, e fino ad adesso non si è manifestata pubblicamente. Io ho un amico prete ed ha commentato più volte con me che questa situazione è una barbarità. Suppongo che, se si dovesse dichiarare questa indipendenza illegale, la chiesa farà un qualche tipo di dichiarazione officiale. Immaginiamo di avere una palla di vetro per futuro, lei cosa ci vede? "Io voglio credere che non commetteremmo gli stessi errori che abbiamo commesso nel passato. Io spero che i Catalani prendano coscienza della situazione ed inizino a ragionare. Spero che la maggioranza di loro, anti indipendentisti smettano di avere paura ed inizino a reagire. Spero che anche all’ultimo secondo, la razionalità regni".