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Il presidente Temer pronto a revocare l'asilo: Battisti verso l'estradizione

Cesare Battisti

Silvia Sfregola
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Se le autorità brasiliane concederanno l'estradizione in Italia "mi consegneranno alla morte". Cesare Battisti, intervistato dal quotidiano Estadao, si mostra preoccupato per la notizia, diffusa ieri, che il presidente Michel Temer sarebbe pronto a revocargli l'asilo politico e concedere il rimpatrio in Italia. "Non so se il Brasile voglia macchiarsi, sapendo che il governo e i media hanno creato questo mostro in Italia", ha affermato l'ex militante dei Proletari armati per il comunismo, condannato a quattro ergastoli per altrettanti omicidi. Temer starebbe aspettando solo il via libera del giudice della Corte suprema federale, che dovrà pronunciarsi sull'habeas corpus preventivo richiesto dalla difesa di Battisti. La vicenda dell'ex Pac si è riaperta dopo il suo arresto, il 4 ottobre, vicino al confine con la Bolivia mentre, secondo la polizia, stava provando a scappare. "Non avevo pensato" di lasciare il Brasile, si è difeso oggi Battisti, "ma se avessi voluto uscire dal Paese non sarebbe stato per la Bolivia. Ho più legami in Uruguay, sarei andato lì. È un Paese un po' più affidabile". L'ex terrorista ha ribadito che era in auto con amici per andare a pescare e che la polizia federale li "ha seguiti": "Ci stavano aspettando, da tempo l'operazione era stata preparata con l'aiuto dell'ambasciata italiana". Ha poi raccontato che gli agenti avrebbero messo insieme denaro per accusare Battisti che fosse tutto suo: "Hanno creato un crimine che non esisteva". Inoltre, alla domanda su quali siano le sue intenzioni in caso Temer decida per l'estradizione, ha risposto: "Ancora non sappiamo nulla, perché gli avvocati hanno chiesto informazioni" ma non le hanno ancora ricevute. Per la difesa di Battisti, la revisione della decisione presidenziale non è possibile "a causa del lasso di tempo e del fatto che non esiste alcun difetto nella conclusione finale" e per "la prescrizione della richiesta punitiva per i reati attribuiti nel Paese di nascita". "La fiducia - continua l'avvocato- è che il presidente della Repubblica, noto professore di diritto costituzionale, rispetterà le leggi brasiliane anche a fronte di pressioni politiche interne ed esterne". Condannato in Italia in contumacia in via definitiva nel 1993, Battisti era fuggito prima in Francia e poi in Brasile: qui fu arrestato nel 2007 e, a seguito del fermo, l'Italia ne chiese l'estradizione. Nel 2009 la Corte suprema brasiliana aveva autorizzato l'estradizione, ma si trattava di una decisione non vincolante, che lasciava l'ultima parola al capo dello Stato. L'allora presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, nel suo ultimo giorno di mandato il 31 dicembre del 2010, negò l'estradizione. "Abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità fare", ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano, che attende "con fiducia" le decisioni del presidente brasiliano. "Abbiamo fatto tutti i passi necessari" per la richiesta di estradizione, ha assicurato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, "e stiamo lavorando con grande determinazione".

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