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Battisti, la rabbia degli italiani a Rio

Comitati e associazioni si appellano al presidente Temer: "Non ripetere l'errore di Lula da Silva, nessun soccorso rosso all'assassino"

Antonio Rapisarda
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Rabbia e indignazione. Più scorrono le immagini e le dichiarazioni di Cesare Battisti – vuoi con il brindisi-sfida,vuoi con le ultime provocazioni sul «non sono un rifugiato, sono un immigrato con un visto permanente» - e più la comunità italiana di stanza in Brasile chiede a granvoce che il territorista dei Pac venga riportato in patria a pagare finalmente per i delitti di cui si è macchiato. Il Tempo ha raggiunto e ascoltato le ragioni di alcuni dei più accreditati rappresentanti degli italiani in Brasile: proprio lì dove il terrorista da anni vive, coperto e coccolato dal «soccorso rosso» internazionale con la complicità di esponenti dell'ex governo di Lula. L'INCUBO PER GLI ITALOBRASILIANI Battisti? «Ormai è diventato un incubo per gli italiani in Brasile». A parlare è Renata Bueno, deputata dei Civici e innovatori eletta nella circoscrizione dell'America Latina. Se il grande accusato è chi ha permesso la permanenza del terrorista («Qui si vive una sensazione di tristezza per tutto ciò che ha fatto Lula») adesso si spera nel nuovo presidente: «A Temer abbiamo chiesto da tempo quali possano essere le modalità per estradare Battisti». L'arresto al confine, paradossalmente, ha reso... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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