EMERGENZA IN TEXAS

Uragano Harvey, Houston sott'acqua: evacuati in migliaia

Silvia Sfregola

È atteso che la tempesta tropicale Harvey continui a riversare pioggia su Houston anche oggi. La quarta città più popolata degli Stati Uniti è paralizzata, con strade inondate e persone sui tetti delle case per sfuggire alle inondazioni. E mentre i fiumi hanno raggiunto livelli che non si vedevano da secoli, a Houston e nelle contee vicine del Texas sono state ordinate evacuazioni di massa: sono oltre 50mila le persone a cui è stato ordinato di lasciare alcune parti della contea di Fort Bend, 55 chilometri a sudovest di Houston, perché è previsto che il fiume Brazos raggiunga questa settimana un record di 18 metri di altezza, cioè 4,3 metri al di sopra del livello previsto per le esondazioni. Oltre 2mila, stando alle cifre dello sceriffo di Houston, le persone portate in salvo; con ogni tipo di mezzo: motoscafi, idroscivolanti o humvee. E centinaia di altre persone sono state salvate dalla guardia costiera, alla quale alcuni cittadini hanno messo a disposizione anche le proprie barche. Il bilancio delle vittime è fermo al momento a cinque morti. Per oggi a Houston è stata ordinata la chiusura di scuole, aeroporti e uffici. Resteranno inoltre chiuse tutte le strutture presenti nel porto. Stando ai dati aggiornati a lunedì mattina, diffusi da CenterPoint Energy e AEP Texas, oltre 220mila utenti sono senza corrente elettrica. "Stiamo vedendo l'evento alluvionale più devastante nella storia di Houston di cui siano disponibili dati. Livelli di precipitazioni che sono senza precedenti", ha detto il capo meteorologo della ditta di assicurazioni Aon Benfield, Steve Bowen. I meteorologi spiegano che in alcune zone costiere le piogge potrebbero raggiungere 127 centimetri entro la fine della settimana, cioè le precipitazioni che in media si verificano in un intero anno. Il governatore del Texas, Greg Abbott, ha annunciato che lo stato di calamità è stato dichiarato in 54 contee e saranno dispiegati mille agenti in più della Guardia nazionale per collaborare alla gestione della situazione. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si recherà in Texas domani per verificare in prima persona i danni, ha annunciato ieri sera una portavoce della Casa Bianca. Per Trump si tratta del primo disastro naturale che si trova ad affrontare da quando si è insediato alla presidenza a gennaio: venerdì ha firmato la proclamazione dello stato di calamità, consentendo così l'uso di risorse federali per affrontare l'emergenza. Quello che vuole evitare, come ha dichiarato lui stesso sabato, è commettere gli errori di George W. Bush con l'uragano Katrina nel 2005: allora Bush fu duramente criticato per i ritardi nella risposta alla devastazione. Nel 2005 l'uragano Katrina devastò New Orleans, uccidendo 1.800 persone e provocando perdite alle compagnie assicurative per oltre 15 miliardi di dollari in Louisiana e Mississippi. Secondo un gruppo di ricerca di assicurazioni, i danni economici provocati da Harvey in Texas potrebbero eguagliare quelli di Katrina. Harvey non è più un uragano come quando aveva toccato la terraferma venerdì: è stato declassato a tempesta tropicale perché i venti hanno perso intensità. Non per questo ha perso però la sua pericolosità: secondo le autorità, infatti, la vera minaccia è costituita dal rischio di giorni di piogge torrenziali. La zona del Golfo del Messico, fra l'altro, è la sede di circa metà delle capacità di raffinazione di tutti gli Stati Uniti, il che significa che viene colpita la produzione di energia nel cuore dell'industria di gas e petrolio degli Usa: diverse raffinerie e piattaforme offshore sono state chiuse, determinando un aumento dei prezzi della benzina. Secondo il governatore Abbott, i disagi nell'industria energetica dureranno una o due settimane.