I 27 italiani massacrati dalla ferocia dell'Isis
Tutti i caduti nella guerra col Califfato. Da Parigi a Tunisi, un bollettino di morte lungo due anni
Sangue tricolore. Ventisette sono i cittadini italiani caduti nel corso della guerra che lo Stato Islamico ha dichiarato a livello globale contro l'Occidente. Dalla strage del Bardo in Tunisia alla tragedia della Rambla di Barcellona, la furia terrorista ha travolto italiani inermi, martiri di una ideologia totalitaria costruita su una interpretazione fanatica delle sure del Corano: tra questi studentesse, manager, padri di famiglia, talenti di un paese da sempre ha rappresentato un punto di riferimento negli equilibri geopolitici euro-mediterranei. Il funesto conto dell'orrore costringe a riaprire ferite irrimarginabili, pagine di una storia caratterizzata da attacchi, bombe e operazioni terroristiche che hanno segnato gli ultimi due anni. Si parte dal Museo nazionale del Bardo di Tunisi: il 18 marzo nel 2015 la capitale dello stato nordafricano registrò l'irruzione assassina di un gruppo di terroristi nell'istituzione culturale. Il bilancio fu di 22 morti, con ben quattro italiani: i turisti piemontesi Giuseppina Biella, Antonella Sesino, Orazio Conte e Francesco Caldara (le mogli di questi ultimi si salvarono ma rimasero ferite). In Bangladesh il 28 settembre 2015 nel quartiere diplomatico di Dacca fu ucciso con colpi di arma da fuoco il cooperante Cesare Tavella. I tre proiettili furono rivendicati dall'Isis: "In un'operazione speciale dei soldati del Califfato in Bangladesh una pattuglia ha preso di mira lo spregevole crociato Cesare Tavella dopo averlo seguito in una strada di Dacca. Ai membri della coalizione crociata diciamo: non sarete sicuri nelle terre dei musulmani. È solo la prima goccia di pioggia". Ascoltava musica nel teatro Bataclan di Parigi la ricercatrice Valeria Solesin, ventottenne veneziana: il 13 novembre 2015 la sua vita fu disarcionata dal fuoco dei terroristi durante il concerto della band americana Eagles of Death Metal. Fu l'unica italiana morta nella mattanza jihadista avvenuta nella capitale transalpina, costata ben 130 vittime innocenti e 468 feriti. Nello stato africano del Burkina Faso, il 15 gennaio 2016, morì in un attentato contro una caffetteria il bambino Michel Santomenna, figlio del ristoratore italiano titolare de "Le cappuccino" a Ouagadougou. Spirò tra le braccia della mamma in una strage che ebbe 29 vittime della furia islamista. Due lavoratori italiani furono uccisi... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI