Corea del Nord: scontro all'Onu sulle sanzioni. Usa all'attacco, no di Russia e Cina
Stati Uniti e Corea del Sud fanno fronte comune davanti alla Corea del Nord. In risposta al test di un missile balistico intercontinentale da parte di Pyongyang, che Kim Jong-Un ha definito "un regalo" agli Usa "per l'Independence Day" e che secondo alcuni esperti potrebbe raggiungere l'Alaska, gli eserciti di Seul e Washington hanno realizzato un lancio congiunto di missili lungo la costa orientale sudcoreana, con l'avallo del presidente della Corea del Sud Moon Jae-in e dell'inquilino della Casa Bianca Donald Trump. Una dimostrazione di forza: una mossa insolita volta a chiarire che "possiamo prendere decisioni in modo fermo in ogni momento se i nostri comandanti in capo lo ordinano", ha esplicitato in una nota congiunta il leader delle truppe Usa in Corea del Sud, il generale Vincent Brooks. Intanto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si è riunito ieri per un incontro d'emergenza, indetto dalla presidenza di turno cinese su richiesta di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Gli Stati Uniti presenteranno nei prossimi giorni una risoluzione per rendere più rigide le sanzioni delle Nazioni unite contro la Corea del Nord, in risposta al lancio di un missile intercontinentale. "Gli Usa non guardano solo alla Corea del Nord, ma a qualsiasi Paese che voglia far affari con Pyongyang" ha dichiarato l'ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni unite, Nikki Haley. Ma la Russia è contraria all'inasprimento delle sanzioni e chiede moderazione. D'accordo anche la Cina che nella vicenda gioca un ruolo chiave nella vicenda. In quanto principale partner commerciale e alleato della Corea del Nord, Trump la invita da mesi a fare pressing su Pyongyang affinché abbandoni il suo programma nucleare e ha detto che sta perdendo la pazienza. L'amministrazione Usa ha fatto sapere che tutte le opzioni sono sul tavolo, compresa quella militare, ma ha suggerito che quella sarebbe l'ultima carta, mentre preferisce seguire la via delle sanzioni e della pressione diplomatica. Pechino, dal canto suo, ha preso nelle ultime ore una posizione congiunta con la Russia: mentre il presidente cinese Xi Jinping incontrava a Mosca l'omologo russo Vladimir Putin, le cancellerie di Cina e Russia hanno diffuso un piano di de-escalation che da una parte invita la Corea del Nord a sospendere il suo programma di missili balistici, e dall'altra chiede a Seul e Washington una moratoria sulle esercitazioni missilistiche su larga scala, in modo da spianare la strada a colloqui. Indicazione che Stati Uniti e Corea del Sud non sembrano però avere accolto. E oggi il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha fatto sapere: Russia e Cina si oppongono a ogni tentativo di risolvere la crisi della Corea del Nord con la forza o soffocando il Paese economicamente. Sul missile testato Pyongyang ha fornito dettagli: è uno Hwasong-14, che ha volato per 933 chilometri, raggiungendo 2.802 chilometri di altezza in 39 minuti. È il primo lancio avvenuto con successo di un missile balistico intercontinentale, noto con la sigla Icbm. Che si tratti effettivamente di un missile intercontinentale è stato confermato dal segretario di Stato americano Rex Tillerson, il quale ha invitato a un'azione globale: "Tutti i Paesi dovrebbero dimostrare pubblicamente alla Corea del Nord che ci sono conseguenze per il fatto di inseguire le armi nucleari", ha detto, aggiungendo che il lancio alla vigilia dell'Independence Day costituisce "una nuova escalation della minaccia" agli Usa e ai loro alleati. Kim Jong-Un, citato dall'agenzia di stampa di Stato nordcoreana Kcna, ha assicurato che il missile è in grado di trasportare una "grande testata nucleare". Ma di questo gli esperti non sono affatto sicuri.