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Vittoria per Trump: sì parziale della Corte suprema ai travel ban

Il presidente Usa Donald Trump

Silvia Sfregola
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La Corte suprema degli Stati Uniti fa incassare una vittoria a Donald Trump. I nove giudici hanno stabilito che, a partire da ottobre, esamineranno il controverso travel ban voluto dal presidente Usa e, in attesa di allora, l'ordine esecutivo potrà parzialmente entrare in vigore. L'inquilino della Casa Bianca esulta: è una "chiara vittoria per la nostra sicurezza nazionale", afferma, aggiungendo che "la mia responsabilità numero uno come comandante in capo è di garantire la sicurezza del popolo americano". Il provvedimento voluto da Trump risale al 6 marzo e prevede principalmente due punti: in primo luogo il divieto di ingresso negli Usa per 90 giorni dei cittadini provenienti da sei Paesi a maggioranza musulmana, cioè Libia, Iran, Somalia, Sudan, Siria e Yemen (per questo il decreto è stato ribattezzato muslim ban); in secondo luogo il divieto di ingresso di tutti i rifugiati per 120 giorni. La Corte suprema ha deciso che, per entrambi i punti, l'ordine esecutivo potrà essere applicato a tutti gli stranieri tranne coloro che hanno provati rapporti (che nel testo vengono definiti bona fide relationship), con un cittadino americano o con un'entità negli Stati Uniti. Il che tradotto significa che il travel ban non si può applicare, per esempio, a chi si reca negli Stati Uniti per vivere con un familiare o fargli visita, a chi studia in un'università americana, ai cosiddetti visiting professors o a chi è dipendente di una ditta statunitense. L'entrata in vigore parziale della disposizione avverrà entro 72 ore dalla decisione della Corte. In ogni caso, già prima del pronunciamento della Corte suprema, il decreto si applicava soltanto alle nuove richieste di visto e non a chi un visto ce l'ha già, né ai detentori di 'green card', cioè i residenti permanenti negli Usa. Tre dei nove giudici della Corte suprema, tutti e tre conservatori, hanno fatto sapere che avrebbero voluto che il provvedimento potesse entrare in vigore per intero, e non solo parzialmente. Fra loro c'è il giudice Neil Gorsuch: con la sua nomina di aprile trump ha ripristinato alla Corte una maggioranza conservatrice di cinque a quattro. Cinque giudici di nomina repubblicana (John G. Roberts, Anthony Kennedy, Clarence Thomas, Samuel Alito e Neil Gorsuch) e quattro di nomina democratica (Ruth Bader Ginsburg, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan). Il giudice conservatore Clarence Thomas spiega che a suo parere sarà difficoltoso per le autorità appurare se i cittadini dei sei Paesi colpiti dal travel ban che vogliono entrare negli Usa abbiano o meno un legame sufficientemente forte con una persona o un'entità americane. Il decreto del 6 marzo era stato bloccato da tribunali federali prima della data prevista di ingresso in vigore, che era il 16 marzo. Si trattava di una versione rivisitata rispetto al primo muslim ban, che trump aveva firmato a soli sette giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, il 27 gennaio. Anche quella prima versione era stata bloccata e il presidente l'aveva rivista per superare alcuni nodi giuridici: in particolare, nel testo originario si diceva che si dava una corsia preferenziale alle minoranze religiose vittime di persecuzioni, cosa che secondo alcuni poteva portare a favorire l'ingresso dei cristiani rispetto ai musulmani; inoltre, nella prima versione fra i Paesi colpiti dal muslim ban c'era anche l'Iraq, quindi i Paesi colpiti erano sette e non sei.

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