Elezioni in Francia: Macron stravince ma crolla l'affluenza
Il partito del presidente Emmanuel Macron stravince, annientando i socialisti, mentre resistono a stento i gollisti de Les Republicains: è la fotografia della Francia che esce dalle proiezioni dopo il primo turno delle elezioni legislative, in cui si è registrato pero' un astensionismo record che non si vedeva da sessant'anni a questa parte. "La Republique en Marche", dopo la vittoria alle presidenziali, conferma la spinta propulsiva e conquista la quasi totalità dei 577 seggi, ottenendo - secondo Le Monde - tra 415 e 455 seggi, quando per la maggioranza assoluta bastava vincerne 289. Amara sconfitta per il Partito socialista francese (Psf) che passa dai 280 seggi di cinque anni fa ai 20-30 seggi previsti oggi: minimo storico assoluto anche rispetto al dato - finora - peggiore anche del 1993 quando ottennero solo 53 segi. Il segretario Jean-Christophe Cambadelis, lui stesso battuto al primo turno che vede passare invece il nuovo ministro per il Digitale Mounir Mahjoubi, non si nasconde e ha parlato di "un declino senza precedenti della sinistra e in particolare del Psf". Battuto, come al primo turno delle presidenziali del 23 aprile (dove giunse ben quinto) anche Benoit Hamon. Sconfitta più contenuta per i gollisti che si fermano a 70-110 deputati, praticamente la metà dei 194 precedenti. Non va meglio per i partiti alle due estremità dello spettro politico, a partire dal Front National di Marine Le Pen che, alla luce della forbice tra 1 e 5 seggi conquistati, ha parlato esplicitamente di un risultato "deludente". Da parte sua Jean-Luc Melenchon, leader dell'estrema sinistra de "la France Insoumise", con i suoi 8-18 seggi, ha riconosciuto "l'avanzamento molto netto" del partito del presidente, ma ha sottolineato anche "una situazione politica del tutto instabile" dove "non c'è maggioranza per distruggere la legge sul lavoro". Il vero tasto dolente sottolineato da tutti gli schieramenti, pero', è l'astensionismo record registrato, pari al 51,2%. In pratica meno di un francese su due si è recato a votare: mai si era raggiunto un livello simile dal 1958. Da qui, l'appello trasversale a non abbandonare la partita e ad andare a votare al ballottaggio la prossima domenica, 18 giugno. Il rischio è un'Assemblea "monocolore", ha affermato Alain Juppé, ex presidente dell'Ump. Identica preoccupazione agita i socialisti: "non è sano né auspicabile - ha affermato Cambadelis - che un presidente che ha riunito il 24% dei voti al primo turno e conquistato il secondo turno solo per il rifiuto (dell'elettorato) per il Front National, abbia il monopolio della rappresentanza democratica". "Non possiamo lasciare 400 deputati a En Marche!. Bisogna mobilitarsi massicciamente per il secondo turno", ha rincarato Florian Philippot, vice presidente del Fn. Il partito di Emmanuel Macron, fondato solo il 6 aprile dello scorso anno ma vincitore a mani basse del primo turno, è consapevole dei numeri conquistati, ma anche dell'affluenza mai cosi limitata, e preferisce volare basso. "Bisogna restare umili" è la parola d'ordine rilanciata da Richard Ferrand, ministro per coesione dei Territori, mentre il premier Edouard Philippe ha sottolineato come "nonostante l'astensione, il messaggio dei francesi è inequivocabile": "Per la terza volta consecutiva, siete stati milioni a confermare il vostro impegno verso il progetto di rinnovamento, raccolta e riconquista del presidente".