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Trump lascia l'accordo di Parigi sul clima. Gentiloni-Merkel-Macron: non rinegoziabile

Il presidente Usa Donald Trump

Silvia Sfregola
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"Per mantenere il mio impegno solenne di proteggere i cittadini americani, gli Usa si ritireranno dall'accordo sul clima di Parigi ma cominceranno dei negoziati" per ottenere delle condizioni giuste per gli Stati Uniti. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annuciato, in un Giardino delle rose della Casa Bianca assolato e pieno di giornalisti, la sua attesa decisione sull'accordo di Parigi. Ma il no è arrivato immediatamente da una dichiarazione congiunta di Italia, Francia e Germania, diffusa poco dopo il termine dell'intervento: i tre Paesi europei affermano di credere fermamente che l'accordo di Parigi non possa essere rinegoziato. "Prendiamo atto con rammarico della scelta degli Usa di ritirarsi dall'accordo universale sui cambiamenti climatici di Parigi che resta una pietra angolare nella collaborazione tra i nostri Paesi per affrontare efficacemente e tempestivamente i cambiamenti climatici" ma "consideriamo il momento generato a Parigi nel dicembre 2015 irreversibile e con fermezza crediamo che l'accordo di Parigi non possa essere rinegoziato perché è uno strumento vitale per il nostro pianeta, la società e le economie", affermano il premier Paolo Gentiloni, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron. Il discorso di Trump era in programma per le 21, ma è cominciato con circa mezz'ora di ritardo. Nei circa 30 minuti di intervento l'inquilino della Casa Bianca, che al G7 di Taormina aveva marcato il distacco dagli altri sei Paesi rinviando la decisione sul clima, ha rivendicato che si tratta di un'altra promessa elettorale mantenuta in virtù dell'America first e ha sostenuto che l'intesa sia svantaggiosa per gli Usa e vada invece a vantaggio di altri Paesi, come Cina e India. "Usciamo dall'accordo di Parigi ma cominceremo a negoziare e vedremo se riusciremo a trovare un accordo giusto. Se ci riusciamo bene, altrimenti pazienza", ha detto, spiegando che le condizioni giuste potrebbero essere negoziate "per rientrare nell'accordo di Parigi o per una transazione del tutto nuova". Trump ha annunciato lo stop già da oggi dell'applicazione di tutti gli elementi non vincolanti dell'accordo di Parigi; ma secondo quanto confermano fonti del Congresso, seguendo la procedura di uscita prevista dall'Onu, per l'addio definitivo saranno necessari quattro anni dall'ingresso in vigore dell'accordo, che risale a novembre del 2016. "Il nostro ritiro dall'accordo costituisce una riaffermazione della sovranità dell'America", ha detto Trump, sottolineando: "Sono stato eletto per rappresentare i cittadini di Pittsburgh, non quelli di Parigi". A intervento ancora in corso, Barack Obama ha commentato: l'amministrazione Trump, annunciando il ritiro dall'accordo di Parigi sul clima "rifiuta il futuro". L'ex presidente si è detto tuttavia "fiducioso che i nostri Stati, città e aziende si faranno avanti e faranno di più per guidare il cammino e aiutare a proteggere per le future generazioni l'unico pianeta che abbiamo". E la California sembra avere accolto l'appello: "La California resisterà a questo corso di azione sbagliato e folle", ha fatto sapere il governatore democratico Jerry Brown. Pioggia di reazioni internazionali. L'Unione europea, tramite il Commissario per il Clima e l'Energia Miguel Arias Canete, afferma che "oggi è un giorno triste per la comunità globale" e "l'Ue si rammarica della decisione unilaterale dell'amministrazione trump di ritirare gli Usa dall'accordo di Parigi", ma "noi siamo dalla parte giusta della storia", "l'accordo di Parigi durerà" e "l'Ue rafforzerà le sue partnership esistenti e cercherà nuove alleanze dalle economie più grandi del mondo alle isole più vulnerabili". Duro anche il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani: "Pacta sunt servanda. È una questione di fiducia e leadership. Questa decisione danneggerà gli Usa e il pianeta", ha scritto su Twitter. E l'Onu esprime "grande delusione", con il segretario generale Antonio Guterres "fiducioso che città, Stati e imprese negli Stati Uniti - oltre che altri Paesi - continueranno a dimostrare visione e leadership".

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