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"Trump pagato da Putin", spunta l'audio choc

Il presidente Usa Donald Trump

La frase pronunciata dal senatore repubblicano Kevin McCarthy nel giugno del 2016 e pubblicata dal Washington Post

Silvia Sfregola
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Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha nominato l'ex direttore dell'Fbi Robert Mueller procuratore speciale col compito di indagare sul Russiagate, ovvero sulle presunte interferenze russe nelle elezioni Usa del 2016 e sui legami tra l'attuale presidente Donald Trump e il Cremlino. La decisione è stata annunciata dal numero due del Dipartimento, Rod Rosenstein: "È necessario un procuratore speciale affinché il popolo americano abbia completa fiducia nel risultato" delle indagini. Mueller ha diretto l'Fbi per dodici anni sotto la presidenza di George W. Bush e di Barack Obama, fino al 2013 quando a succedergli è arrivato James Comey, recentemente estromesso dall'incarico proprio da Trump. La Casa Bianca non ha saputo niente di tutto questo, fino a 30 minuti prima della decisione, annunciata del vice ministro Rod Rosenstein, perché il ministro Jeff Sessions non vuole avere voci in capitolo (pure lui è lambito dalle accuse). Il viceministro Rosenstein, secondo quanto ricostruisce il Washington Post, ha chiamato il consigliere della Casa Bianca Donald McGahn alle 17.30 di ieri per informarlo. A quel punto, McGahn è andato nello studio ovale per avvisare Trump. Lo stesso presidente americano, nel commentare la decisione, si è detto sicuro che l'indagine sarà "approfondita" e "confermerà quello che già sappiamo: che non c'è stata collusione tra la mia campagna e qualsiasi entità straniera". Trump "non vede l'ora di concludere rapidamente questa vicenda". Quindi, comunicando su Twitter, il presidente ha bollato l'intero Russiagate come "la più grande caccia alle streghe contro un politico nella storia americana". L'attuale inquilino della Casa Bianca, sempre twittando, sottolinea che "con tutti gli atti illegali avvenuti nella campagna elettorale di Clinton e sotto l'amministrazione Obama, non è mai stato nominato un commissario speciale!". Mentre il presidente evoca la caccia alle streghe e il maccartismo, proprio un McCarthy lo mette nuovamente nei guai. Un mese prima della nomination di Trump quale candidato dei repubblicani alla Casa Bianca, il 15 giugno del 2016, Kevin McCarthy, leader della maggioranza repubblicana alla Camera, disse (durante un incontro privato con alcuni colleghi deputati repubblicani) che riteneva che che Trump fosse pagato dal presidente russo Vladimir Putin. Ci sarebbe un audio, di cui il Washington Post è in possesso, a provarlo. "Ci sono due persone che penso Putin paghi: Rohrabacher e Trump", avrebbe detto il deputato repubblicano. L'altra persona a cui McCarthy faceva riferimento è Dana Rohrabacher, deputato repubblicano della California noto in Congresso come fervente difensore di Putin e della Russia. Sempre secondo il Washington Post, lo speaker della Camera Paul Ryan avrebbe interrotto McCarthy invitando i repubblicani presenti a mantenere segrete quelle dichiarazioni. McCarthy ha replicato su Twitter: "È stato un tentativo di umorismo andato male. Non stupisce che il Washington Post abbia provato a trasformare questo in una breaking news". Insomma, sarebbe tutto uno scherzo. L'ex direttore dell'Fbi James Comey, rimosso dall'incarico dal presidente Usa Donald Trump dieci giorni fa, forse proprio perché le indagini da lui volute avrebbero aperto un vaso di pandora ancora più grande nell'ambito del Russiagate, dovrebbe comunque comparire davanti alle commissioni del Congresso. La nomina di Mueller come commissario speciale per le indagini, insomma, non dovrebbe cambiare l'agenda parlamentare. Questo, almeno, riferisce il leader dei democratici al Senato Usa, Chuck Schumer. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è intervenuto oggi sulla vicenda Russiagate. Lavrov non vede alcun segreto svelato, alcuno scandalo. Trump avrebbe semplicemente parlato di minacce alla sicurezza provenienti dallo Stato islamico, forse di un attentato sventato, e le informazioni riservate sarebbe arrivate da Israele. "Per quanto ricordo, forse uno o due mesi prima l'amministrazione Obama aveva lanciato un divieto di portare laptop sui voli provenienti da sette Paesi del Medioriente, e questo era legato direttamente ad una minaccia terroristica", ha detto Lavrov parlando con i giornalisti a Nicosia. "Se parlate di questo, non ci vedo nessun segreto", ha chiosato il capo della diplomazia di Mosca.

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