LA RIVELAZIONE DEL WASHINGTON POST
"Informazioni segrete sull'Isis ai russi", bufera su Trump
"Come presidente ho voluto condividere con la Russia (in un incontro programmato alla Casa Bianca) cosa che ho assolutamente il diritto di fare. Ovvero fatti pertinenti al terrorismo e alla sicurezza dei voli aerei". Così su Twitter il presidente Usa Donald Trump prova a trarsi di impaccio dallo tsunami di polemiche che lo ha investito dopo che ieri sera il Washington Post ha rivelato che il presidente, ricevendo la scorsa settimana alla Casa Bianca il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e il suo ambasciatore a Washington, Serghei Kislyak, ha passato ai russi informazioni top secret sull'Isis, ricevute dagli 007 di Israele, secondo il New York Times, e che - per un regola non scritta - Trump non avrebbe mai dovuto condividere con i russi senza il placet dell'alleato. Le informazioni erano sul piano terroristico dell'Isis per impiegare bombe nascoste nei laptop per far saltare in aria aerei di linea, che portò al divieto adottato da Washington di portare in cabina pc e iPad su aerei provenienti da una decina di Paesi. Divieto che Trump sta valutando di estendere anche a Paesi Ue. As President I wanted to share with Russia (at an openly scheduled W.H. meeting) which I have the absolute right to do, facts pertaining....— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 16 maggio 2017 Il nuovo caso è esploso dopo che esattamente una settimana fa il presidente licenziò in tronco il direttore dell'Fbi, James Comey, che indagava sui suoi legami con la Russia, per poi rivelare proprio ai russi, informazioni altamente classificate in una chiacchierata a ruota libera nello Studio Ovale. Peraltro lo scorso gennaio, prima del suo insediamento (il 20) l'intelligence americana dell'epoca di Barack Obama, chiese a quella israeliana, di non condividere informazioni sensibili con la futura amministrazione americana finche' non saranno chiari i rapporti tra Trump e la Russia. A rivelare questo preoccupante particolare, che ora sembra trovare conferma, fu il quotidiano israealiano Yedioth Ahronoth. E stasera nota il New York Times "la rivelazione sul fatto che Trump si sia vantato con i russi su alcune tra le più sensibili informazioni fornite da Israele potrebbe danneggiare le relazioni tra i due Paesi", per il rischio che queste informazioni possano essere "passate all'Iran, stretto alleato della Russia e una delle principali minacce per Israele in Medio Oriente". In difesa di Trump, molto vicino, a differenza del suo predecessore, al premier Benjamin Netanyahu, è intervenuto l'ambasciatore israeliano a Washington, Ron Dermer, che in una mail inviata al Nyt conferma l'alleanza nella lotta al terrorismo tra con gli Usa: "Israele ha piena fiducia nella nostra relazione di condivisione di intelligence con gli Stati Uniti ed è ansiosa di rafforzare questa relazione negli anni con il presidente Trump". Stamane in soccorso di Trump è venuta la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, che ha parlato di fake news: "Già l'11 maggio avevo messo in guardia sul fatto che in un paio di giorni i media americani avrebbero diffuso notizie sensazionali sul colloquio tra Lavrov e Trump", ha ricordato con un assist che difficilmente aiuterà al presidente. In serata è tornato a parlare il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, il generale Herbert Raymond McMaster, che era presente insieme al segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, all'incontro, e ha ribadito la sua smentita: "La premessa di quell'articolo (del Wp) è falsa perché in alcun modo il presidente ha avuto una conversazione che si possa considerare inappropriata (con Lavrov) o che abbia potuto causare alcun danno alla sicurezza nazionale", ha detto il generale aggiungendo di "non essere in alcun modo preoccupato" che Trump abbia potuto rivelare qualcosa di troppo, anche perché, unica novità di stasera, è che secondo McMaster - che ha parlato prima della rivelazione del Times - il presidente "non è mai stato informato sull'origine della notizia". In realtà formalmente Trump non ha commesso alcun reato perché il presidente può decidere in qualunque momento di "declassificare" informazioni top secret, ma il rischio è quello di compromettere il rapporto di fiducia con i partner impegnati nella lotta all'Isis, Israele in primis, e di aver messo a rischio una cruciale fonte di intelligence. Trump, sempre secondo quanto scritto dal Post ieri sera, avrebbe anche mostrato ai russi un documento scritto e rivelato la città dove le informazioni erano state raccolte. Il Washington Post aggiunge di non aver rivelato dettagli sul piano, pur essendone in possesso, su precisa richiesta delle sue fonti. Dopo l'incontro, funzionari della Casa Bianca avrebbero cercato di correre ai ripari facendo telefonate alla Cia e alla National Security Agency. Stasera il direttore della Cia Mike Pompeo sarà ascoltato dalla commissione Intelligence del Senato. Il caso solleva nuovi interrogativi sulla preparazione del presidente a maneggiare dati altamente sensibili. E la politica di Washington è in subbuglio: i democratici hanno alzato la voce, ma critiche sono arrivate anche da deputati repubblicani.