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Referendum in Turchia, vince il sì con il 51%. Erdogan: gli alleati rispettino il voto

Il presidente annuncia che proporrà anche la reintroduzione della pena di morte. Il "no" prevale a Istanbul, Ankara e Smirne. L'opposizione denuncia brogli: "Contesteremo il l 37% delle schede"

Silvia Sfregola
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"Ci sarà un'unica bandiera, un'unica nazione e soprattutto un unico popolo". Nel suo discorso, quando ormai il risultato del voto sembra segnato, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si appella prima di tutto all'unità nazionale. Per poi lanciare un messaggio rivolto anche all'esterno: "Soprattutto Paesi che consideriamo alleati dovrebbero rispettare le nostre scelte". Mentre Erdogan parla, i media locali indicano che col 99,33% delle schede scrutinate il fronte favorevole alla riforma costituzionale si attesta al 51,36%, rispetto al 48,64% del "no". Un divario ormai irrecuperabile dal punto di vista puramente aritmetico. Anche se nelle province delle tre maggiori città - Istanbul, Ankara e Smirne - la maggioranza degli elettori si è opposta alla trasformazione in senso presidenziale di una repubblica che dal 1924, anno della sua fondazione a opera di Mustafa Kemal Ataturk, si basava su un sistema parlamentare. Poco prima del presidente, a parlare in pubblico dal balcone della sede del partito di governo - l'Akp - era stato quello che, a risultato confermato, passerà alla storia come l'ultimo primo ministro della Turchia, dal momento che la carica sarà cancellata a partire dalle elezioni del 2019. "Siamo una nazione, la Turchia sta aprendo una nuova pagina nella sua storia democratica", ha detto il premier Binali Yildrim, dopo aver confermato il vantaggio non ufficiale del "sì", a fronte tra l'altro di una affluenza più che notevole, visto che alle urne si presentato oltre l'85% degli aventi diritto al voto. Protesta l'opposizione Una posizione che il fronte del "no" non pare comunque intenzionato a sottoscrivere. "Contesteremo 2/3 delle schede. I nostri dati indicano una manipolazione nell'intervallo del 3-4%", si legge sull'account Twitter del partito filo-curdo Hdp, "finché le nostre obiezioni non riceveranno piena risposta, il risultato del referendum non è definitivo". Sulla stessa linea anche il principale partito d'opposizione, il Partito Popolare Repubblicano (Chp), che - secondo quanto riferito dai giornali turchi - si prepara a sua volta a contestare la validità dello scrutinio. A far parlare di irregolarità i contrari alla riforma è la decisione comunicata oggi dalla commissione elettorale di considerare valide anche le schede non timbrate dai funzionari, a meno che non vi fossero prove di falsificazione.  

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