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Gas tossici in Siria, la Russia difende Assad: scontro all'Onu

Silvia Sfregola
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La Russia difende a spada tratta il regime di Bashar Assad ed è scontro con le altre potenze mondiali al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. All'indomani dell'attacco chimico avvenuto in Siria a Khan Sheikhoun, nella provincia nordoccidentale di Idlib, Mosca avanza la sua versione dei fatti: per il ministero della Difesa il responsabile non è il governo siriano, perché le armi chimiche erano dei ribelli; precisamente la contaminazione sarebbe stata la conseguenza di un raid aereo delle forze governative su un deposito di armi chimiche dei ribelli. Tesi ritenuta poco credibile dagli Stati Uniti e dalle altre potenze occidentali. L'attacco chimico ha superato "più di una linea rossa", ha affermato il presidente Usa, Donald Trump, aggiungendo che si tratta di "un affronto all'umanità" e assicurando che con questi fatti è cambiato il suo atteggiamento verso Assad. Ieri pomeriggio si è tenuta una riunione del Consiglio Onu, convocata proprio a seguito dell'attacco: prima dell'incontro, Usa, Regno Unito e Francia avevano stilato una bozza di risoluzione, che chiedeva la condanna dell'attacco chimico e un'indagine sull'accaduto. La Russia, per bocca della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, l'ha definita "inaccettabile", e la spaccatura nel corso della riunione è emersa in modo netto: da una parte Stati Uniti, Francia e Regno Unito; dall'altra la Russia e, in minor misura, la Cina, che in passato hanno sempre utilizzato il loro diritto di veto per bloccare in Consiglio di sicurezza delle risoluzioni di condanna relative alle violenze in Siria. A incontro finito, non è ancora stata calendarizzata un'eventuale votazione sul testo, e i diplomatici stanno proseguendo il confronto in via informale. E nel corso della riunione gli Stati Uniti, tramite l'ambasciatrice Nikki Haley, hanno ventilato l'ipotesi di un'azione fuori dal quadro Onu: quando le Nazioni unite non riescono ad agire collettivamente allora gli Stati sono "costretti a intraprendere azioni proprie", ha affermato. Le potenze occidentali hanno puntato il dito sia contro il governo di Assad, sia contro Mosca che si ostina a difenderlo, con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov che ha affermato esplicitamente che la posizione su Assad resta invariata. Francia e Regno Unito hanno chiesto alla Russia di smettere di proteggere il regime siriano e di appoggiare la risoluzione di condanna dell'attacco chimico. "Non c'è alcuna alleanza politica che possa giustificare il fatto di chiudere gli occhi davanti a massicce atrocità, il fatto di temporeggiare, sviare l'attenzione del mondo su altre tragedie, negare l'evidenza", ha affermato l'ambasciatore della Francia all'Onu, François Delattre, sottolineando che il veto di Russia e Cina posto a gennaio scorso a un'altra risoluzione che provava a imporre sanzioni al regime siriano per l'uso di armi chimiche ha lanciato un messaggio di "impunità". Sulla stessa linea l'ambasciatore britannico all'Onu, Matthew Rycroft, secondo il quale ieri a Khan Sheikhoun si sono viste "le conseguenze di questi veti". Mosca, dal canto suo, chiede che qualunque decisione sul possibile uso di armi chimiche in Siria venga adottata dopo una indagine "completa" sui fatti recenti. Il vice ambasciatore russo presso l'Onu inoltre, Vladimir Safronkov, ha puntato il dito contro Obama, sostenendo che la sua minaccia di un intervento militare in Siria in caso di superamento della linea rossa dell'uso di armi chimiche abbia spinto i "terroristi" a "provare a screditare il regime di Damasco" per cercare un intervento Usa. Il primo a denunciare l'attacco chimico è stato ieri l'Osservatorio siriano dei diritti umani, il cui bilancio aggiornato delle vittime è di almeno 72 morti, fra cui 20 bambini e 17 donne. Oltre 200 i feriti secondo l'Onu. Sia l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sia il gruppo Medici senza frontiere (Msf) hanno riferito che le vittime hanno riportato sintomi compatibili con agenti nervini come il Sarin, come per esempio pupille dilatate, spasmi muscolari e defecazione involontaria. Inoltre Msf segnala che in alcuni ospedali i membri del suo staffa hanno "notato un forte odore di cloro". Per l'Alto rappresentante Onu per le questioni del disarmo, Kim Won-soo, si tratta del più grave attacco chimico in Siria da quello del 21 agosto del 2013 a Ghouta, alle porte di Damasco. Fu in quell'occasione che l'allora presidente Usa Barack Obama evocò il superamento di una linea rossa, paventando un intervento Usa; intervento che venne evitato perché si giunse a un accordo, grazie alla mediazione della Russia, in base al quale Damasco ha accettato di unirsi alla Convenzione internazionale per le armi chimiche acconsentendo a consegnare il suo arsenale di armi chimiche affinché venisse distrutto. Onu e Opac, tuttavia, in un'indagine congiunta hanno accertato che il governo siriano ha continuato a usare cloro, che è ampiamente disponibile e difficile da tracciare, nei cosiddetti barili-bomba sganciati dagli elicotteri.

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