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L'Fbi indaga sui legami Trump-Russia

Silvia Sfregola
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Il direttore dell'Fbi James Comey sfida il presidente Donald Trump, affermando che non ci sono prove a sostegno delle accuse del repubblicano secondo cui l'ex presidente Barack Obama avrebbe fatto intercettare la sua campagna elettorale e confermando che la sua agenzia ha lanciato un'indagine su un'eventuale collusione dello staff elettorale di Trump con Mosca. Comey ha parlato in audizione davanti alla Commissione intelligence della Camera, che indaga sulle accuse secondo cui la Russia avrebbe tentato di influenzare le elezioni del 2016, conducendo violazioni informatiche nei confronti di esponenti democratici. Accuse che Mosca ha negato. Il direttore dell'Fbi si è dovuto soffermare a lungo sui tweet in cui a inizio marzo Trump aveva denunciato, senza citare prove, che il predecessore democratico avrebbe fatto intercettare la sede centrale della sua campagna elettorale a New York. Nell'audizione, infatti, le domande sono state molto diverse in base alla loro provenienza. Dai repubblicani quelle sulle fughe di notizie classificate e sulle notizie dei media sui contatti tra l'ex consigliere alla Sicurezza nazionale Michael Flynn e i funzionari russi. Dai democratici quelle approfondite sui legami con Mosca e sulle accuse di intercettazioni volute da Obama. "A proposito dei tweet della presunta intercettazione diretta a lui dalla precedente amministrazione, non ho informazioni a loro sostegno", ha detto Comey. "E abbiamo verificato attentamente nell'Fbi. Il dipartimento di Giustizia mi ha chiesto di condividere con voi il fatto che la risposta è la stessa per il dipartimento di Giustizia e tutte le sue parti: il dipartimento non ha informazioni a sostegno di quei tweet", ha proseguito il capo dell'Fbi. Mentre l'audizione ancora era in corso, il portavoce della Casa Bianca affermava che Trump non intende ritirare tali accuse. I tweet di Trump risalgono al 4 marzo, due giorni dopo che il ministro della Giustizia Jeff Sessions, che aveva incontrato l'ambasciatore russo negli Usa nello scorso autunno, aveva annunciato di essersi sollevato dalle indagini sulle interferenze russe. Le agenzie di intelligence americane hanno concluso che la Russia ha tentato di aiutare Trump a conquistare la Casa Bianca, con gli attacchi hacker alle email dei democratici. Mosca, ha detto Comey, era così ostile alla candidata democratica Hillary Clinton che per reazione ha appoggiato Trump. Il presidente russo Vladimir Putin, ha aggiunto, "odiava la segretaria di Stato Hillary Clinton così tanto, che il rovescio della medaglia era che aveva una chiara preferenza per la persona che correva contro" di lei. Comey ha avvertito che la Russia cercherà di influenzare le prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel 2020 e forse le elezioni del Congresso del prossimo anno. "Torneranno nel 2020" ha aggiunto. Nel confermare che dallo scorso luglio l'Fbi sta indagando sui possibili tentativi russi di interferire nelle elezioni, Comey ha aggiunto che lo sta facendo anche su eventuali legami tra la campagna di Trump e Mosca. "Poiché è un'indagine aperta e in corso, ed è classificata, non posso dire di più", ha detto Comey, affermando che il fatto che ci siano indagini non significa ci saranno incriminazioni. Spicer ha affermato, intanto, che non esiste alcuna prova di complotto tra Trump e Mosca. Oggi anche il direttore della National security agency (Nsa), Michael Rogers, ha negato che il governo dell'ex presidente Obama abbia chiesto all'intelligence britannica di sorvegliare l'attuale presidente, durante la campagna elettorale dello scorso anno. Non mi risulta che l'Nsa sia mai stata coinvolta in una attività simile", ha detto Rogers, dopo che la scorsa settimana il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha detto: "Tre fonti d'intelligence hanno informato Fox News che il presidente Obama ha saltato la catena di comando. Non ha usato Nsa, non ha usato Cia, ha usato Gchq". Rogers ha aggiunto che la richiesta di sorveglianza su un cittadino statunitense sarebbe stato "espressamente contrario" agli accordi di intelligence con i britannici e con gli alleati. Sia i servizi Gchq, sia la premier britannica Theresa May, hanno negato le affermazioni di Spicer su qualsiasi coordinamento per spiare Trump.

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