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Vertice a Versailles tra Gentiloni, Merkel, Hollande e Rajoy: nasce Ue a doppia velocità

Silvia Sfregola
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Questione di metodo ma soprattutto di contenuti. Il metodo è quello dell'Europa a doppia velocità, dei diversi livelli di integrazione, delle cooperazioni rafforzate tra diversi Paesi. I contenuti sono quelli da apporre alla dichiarazione di Roma che verrà siglata il 25 marzo nella sala degli Orazi e dei Curiazi del Campidoglio per celebrare i trattai di Roma. Paolo Gentiloni arriva al vertice tra Italia, Spagna, Francia e Germania, convocato dal presidente francese Hollande nella reggia di Versailles, e mette al centro dell'agenda il tema che più gli sta a cuore: si arrivi al più presto ad un'Europa sociale, che pensi alla crescita e agli investimenti. Il presidente del Consiglio parla anche di libero scambio, di politica comune di difesa, si dice d'accordo con i ragionamenti di Hollande, Rajoy e Merkel, ma punta soprattutto sulla battaglia dell'occupazione. Ed arriva anche la sponda della Cancelliera Angela Merkel. "L'Europa - afferma la Merkel - deve tornare ad essere l'Europa della prosperità, in cui si creano posti di lavoro. "La dichiarazione di Roma - chiarisce il presidente del Consiglio - ha una ispirazione di fondo. L'Ue deve riprendere il suo cammino con una bussola chiara: i bisogni, gli interessi e i sentimenti dei popoli europei". Ovvero l'Unione deve "ripartire dal popolo europeo". Il rischio è che di fronte ad uno scenario che tra qui e il 2018 portera' tutti i grandi Paesi della Ue al voto (tranne la Spagna) alla fine non si decida nulla, in un gioco di veti incrociati e di scontro con i fenomeni dei populismi. Ma il presidente del Consiglio pur premettendo di notare il clima di incertezza, di diffidenza, quei sentimenti di stanchezza nei confronti del progetto comune, ribadisce che occorrono subito risposte. E il premier parte dall'assunto che le risposte vadano trovate in più Europa, non meno Europa: "se non ci fosse più l'Unione europea tutti noi ne sentiremmo la mancanza", spiega prima di dire si' a diversi livelli di integrazione: "Ma chi rimane indietro non deve considerare l'Unione europea come fonte delle difficoltà, ma come la risposta alle difficoltà". "Noi - ripete più volte - siamo i più convinti del progetto europeo".

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