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Trump firma il nuovo bando sui Paesi musulmani: non c'è l'Iraq

Il provvedimento per sospendere le richieste di nuovi visti in vigore dal 16 marzo

Silvia Sfregola
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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato una nuova versione del cosiddetto "travel ban". Il nuovo ordine esecutivo entrerà in vigore il 16 marzo e sostituirà il contestato decreto che era stato firmato da Trump il 27 gennaio ed era stato bloccato per via giudiziaria. La nuova versione del "travel ban" vieta l'ingresso negli Usa ai rifugiati e ai cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana, e non più di sette come era inizialmente: non potranno entrare negli Usa i cittadini di Iran, Somalia, Yemen, Libia, Siria e Sudan, mentre adesso sono esclusi dal provvedimento i cittadini dell'Iraq che erano inizialmente compresi. Secondo quanto spiegano alti funzionari Usa, i cittadini di nazionalità irachena sono stati esclusi dal nuovo decreto perché Baghdad si è impegnata a collaborare nelle indagini sui suoi cittadini. In particolare, spiegano le fonti, il governo dell'Iraq si è impegnato a migliorare gli standard di documentazione con cui viaggiano i suoi cittadini negli Stati Uniti e a portare a compimento nel "tempo opportuno" gli iter di rimpatrio dei suoi cittadini quando ci sono ordini di espulsione negli Stati Uniti. Il nuovo "travel ban", inoltre, vieta anche per 120 giorni l'ingresso negli Stati Uniti dei rifugiati di tutto il mondo. La motivazione addotta è il rafforzamento delle procedure di sicurezza, in modo da assicurarsi che le persone che chiedono asilo non costituiscano una minaccia per la sicurezza degli statunitensi. Il precedente decreto del 27 gennaio proibiva indefinitamente l'ingresso di rifugiati siriani negli Stati Uniti, ma questa volta il governo non menziona in modo specifico i siriani e li include con il resto dei rifugiati, per cui anche per loro l'ingresso nel Paese sarà vietato per 120 giorni. Come era già stato anticipato dalla consigliera di Trump Kellyanne Conway, in un'intervista all'emittente Fox, il nuovo decreto non riguarderà i cittadini in possesso della carta di residenza permanente, cioè la cosiddetta "green card", un permesso che consente agli stranieri di lavorare negli Stati Uniti e di chiedere la cittadinanza statunitense. Il governo Usa ha voluto sottolineare che il nuovo ordine non colpisce i residenti permanenti, dal momento che questo gruppo di cittadini aveva vissuto momenti di grande confusione nei giorni immediatamente successivi alla firma del "travel ban" il 27 gennaio perché le autorità fermarono allora negli aeroporti anche persone con regolare permesso di residenza.

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