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Protesta anti-Trump davanti alla Casa Bianca

Silvia Sfregola
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Ha suscitato condanne e indignazione negli Usa e nel mondo la decisione del presidente americano, Donald Trump, di vietare l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana e di imporre severi limiti all'accesso dei rifugiati. Grandi folle di persone sono scese in strada in molte città e davanti a molti aeroporti americani, tra cui anche davanti alla Casa Bianca a Washington, per chiedere lo stop ai provvedimenti. Hanno scandito slogan come "No muslim ban" (no alla messa al bando dei musulmani) e "Ora Siamo tutti musulmani". Trump venerdì ha bloccato per quattro mesi il programma per l'ingresso di rifugiati, imponendo lo stop a tempo indefinito ai siriani e stabilendo la priorità alle minoranze cristiane perseguitate, ha tagliato di oltre la metà il programma portando a 50mila il numero di rifugiati da accettare nel 2017, e ha infine vietato per tre mesi l'ingresso a chi provenga da sette Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen). Resta intanto confusione sui possessori di Green card, perché mentre ieri sembrava dovessero subire il provvedimento, oggi il capo di gabinetto, Reince Priebus, ha detto che non lo saranno. Colpiti, invece, i cittadini con doppia nazionalità di quelle sette nazioni e di un Paese terzo. Dai Paesi colpiti dal divieto, la prima risposta è arrivata dal governo iraniano. Ha definito la decisione di Trump "un palese insulto ai musulmani nel mondo" e ha annunciato l'applicazione del principio di reciprocità. Il Sudan ha convocato l'incaricato d'affari statunitense per protestare contro l'ordine, chiedendo a Washington di riconsiderare la decisione. Anche il governo dei ribelli houthi in Yemen, non riconosciuto internazionalmente, ha chiesto la revoca. E la Lega araba ha espresso "profonda preoccupazione", definendo la misura ingiustificata. In risposta alle critiche, Trump ha difeso la propria decisione, che ha detto basata sulla necessità di difendere gli Usa dal terrorismo jhadista. Ha dichiarato che il Paese necessita di "frontiere solide" e criticato la situazione migratoria in Europa e nel resto del mondo. "Il nostro Paese ha bisogno di frontiere solide e di un controllo estremo, adesso. Guardate che cosa succede in tutta Europa e, certamente, nel mondo. Un caos terribile", ha scritto su Twitter.     Our country needs strong borders and extreme vetting, NOW. Look what is happening all over Europe and, indeed, the world - a horrible mess!— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 29 gennaio 2017

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