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Porte aperte ai migranti, allarmi sottovalutati, pochi controlli Angela Merkel finisce nel mirino

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Inutile negarlo, questo è il momento più duro e difficile della vicenda politica di Angela Merkel. L'attentato di Berlino è una sorta di macigno che si è abbattuto sulla Cancelliera tedesca e sulle sue possibilità di continuare a guidare la Germania. Subito dopo la strage, quando ancora non si sapeva bene cosa fosse successo, sui social network sono cominciati a circolare messaggi con critiche e attacchi alla politica sull'immigrazione di questi anni. Il fatto che l'attentatore sia un cittadino pachistano arrivato alla fine del 2015 e ospitato a Berlino in un centro di accoglienza per rifugiati ha ovviamente peggiorato le cose. In molti, infatti, colgono l'occasione per criticare le scelte di Merkel che ha di fatto aperto le porte della Germania a migliaia di migranti. Solo nell'ultimo congresso della Cdu, quando è stata rieletta alla guida del partito, la Cancelliera ha cominciato a utilizzare parole d'ordine come "no al burqa e meno migranti". Un cambio di rotta che in molti considerano tardivo (come la decisione di cominciare a rimpatriare i profughi afghani). Ma non è solo questo a mettere a rischio Angela. Secondo molti la leader tedesca avrebbe anche sottovalutato i segnali delle ultime settimane. Nei primi giorni di dicembre l'Europol aveva annunciato l'allarme circa la possibilità di una serie di attentati dell'Isis in concomitanza con il Natale. Negli stessi giorni, a Ludwigshafen, un bambino iracheno di 12 anni era stato fermato prima di far esplodere un ordigno pieno di chiodi proprio vicino al mercatino della città. Ciò nonostante ieri sera a Berlino, la sicurezza intorno al luogo della strage era tutt'altro che rafforzata. Il camion ha potuto lanciarsi a tutta velocità lungo uno dei viali più grandi della città senza che nessuno potesse fermarlo. La colpa, forse, non è di Merkel, ma la rabbia dei cittadini ha bisogno di un capro espiatorio.

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