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Viaggio nella Trump Tower tra lusso, negozi e addobbi di Natale

Lidia Lombardi
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È la casa del nuovo presidente Usa. È il grattacielo nel quale stanno entrando i suoi fedelissimi, da colui che ricoprirà la carica di Segretario di Stato a James Mattis, che guiderà il Pentagono, a Steven Mnuchin, che sarà a capo del Tesoro e agli altri via via ingaggiati nella squadra di governo. Ma la Trump Tower, nella Fifth Avenue, confinante con Tiffany, la gioielleria vagheggiata da Audrey Hepburn, e di fronte alle favoleggianti vetrine di Chanel, è anche ristorante, gelateria, bar, giardino pensile aperto al pubblico oltre che "Trump Store". Un fortino e una casa di vetro, comunque. Non solo architettonicamente, per le finestre che affacciano sui grattacieli intorno e la copertura a serra del terzo livello; ma anche per le porte aperte ai visitatori nonché al nugolo di giornalisti accampati nella lucida hall, proprio di fronte agli ascensori dorati che portano ai piani alti i papabili alle stanze dei bottoni. E una sorta di castello dei sogni, dove dal giorno del Thanksgving – che Oltreoceano dà il la agli acquisti per il 25 dicembre - mister Trump ha fatto allestire una seducente scenografia natalizia. Siepi e cespugli di stelle di Natale bianche e rosse, comunque. Non solo architettonicamente, per le finestre che affacciano sui grattacieli intorno e la copertura a serra del terzo livello; ma anche per le porte aperte ai visitatori nonché al nugolo di giornalisti accampati nella lucida hall, proprio di fronte agli ascensori dorati che portano ai piani alti i papabili alle stanze dei bottoni. E una sorta di castello dei sogni, dove dal giorno del Thanksgiving – che Oltreoceano dà il la agli acquisti per il 25 dicembre - mister Trump ha fatto allestire una seducente scenografia natalizia. Siepi e cespugli di stelle di Natale bianche e rosse, pacchi grandi e piccoli con la carta dorata e il nastro rosso sistemati in ogni angolo, giganteschi Principi Schiaccianoci di legno, un grande abete addobbato nel piano più basso, tra le luci soft del restaurant. Musica di sottofondo, scintillio di riflettori, gorgoglio dell'acqua che scende dall'alto sulla lunga parete di marmo aranciato: così l'effetto-Trump crea consenso e strega i visitatori, ammessi dopo l'occhiata all'esterno degli agenti NYPD affiancati da snelli cani e dopo l'esame all'interno con il metal detector. Saliscendi del pubblico sulle scale mobili, fino al terzo livello, che consente suggestivo affaccio sulla hall e sul ristoro Starbucks che mister Trump ospita magnanimamente accanto ai tavoli e alle vetrine di delikatessen del proprio marchio, compreso il Trump's Ice Cream Parlor. Una vetrina espone cravatte, libri, il profumo "Success by Trump", camicie, tutto della linea moda del tycoon pronto per la Casa Bianca. Fuori, oltre le transenne del marciapiede opposto, occhieggiano i curiosi e si rarefanno i contestatori. Ne abbiamo visto soltanto uno, una giovane donna di colore, che issava uno spartano cartello illuminato da lampadinette colorate e con lo slogan "Trump is not my president". Il melting pot anche ideologico della Grande Mela ha digerito pure il vincente con il ciuffo biondo.

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