CUBA PERDE IL LÌDER MÀXIMO
Fidel Castro, addio al comandante della rivoluzione
Fidel è stato il leader della Rivoluzione, lo storico oppositore dell'imperialismo yankee. Quando era "El Comandante" nazionalizzò l'economia e governò per mezzo secolo. Eterno giovane ribelle e figura chiave del Novecento rimase al potere fino al 2008. FIGURA DIVISIVA E CONTROVERSA Fidel Castro è sempre stato molto amato o molto odiato, elogiato per le sue riforme e i suoi ideali o criticato per il suo stile dittatoriale, liberatore dall'imperialismo o nemico dei diritti umani. A Cuba, forse complice il monopolio dei media di Stato, è rimasto sempre popolare e influente. Sotto il suo governo, alcuni settori hanno in effetti fatto enormi passi: tra questi l'istruzione e la sanità gratuiti, l'alfabetizzazione al 98% della popolazione, il basso tasso di mortalità infantile. Tuttavia, al contempo il dissenso non ha avuto voce, anzi è stato represso con centinaia di persone arrestate (all'estero considerate prigionieri politici). Saltuariamente, negli ultimi anni, Fidel ha scritto editoriali sui media ufficiali e ricevuto dignitari nella sua residenza della capitale. Le sue scarse apparizioni avevano più volte scatenato voci su sue presunte malattie e persino sulla sua morte. Intanto, il suo ruolo nelle decisioni politiche negli ultimi anni è rimasto incerto. Molti cubani ipotizzavano che il fratello Raùl si consultasse con lui sulle decisioni più importanti. Il suo silenzio ha anche sollevato, nell'ultimo periodo, dubbi sul fatto che fosse d'accordo sulla distensione con gli Stati Uniti. Nel 2008 iniziò il governo di Raul che portò alla distensione con l'eterno nemico, gli Stati Uniti. Nell'isola, ora centinaia di cubani lavorano per se stessi o per piccole imprese private, soprattutto nel settore nel turismo. Nuove riforme improntate su un'economia più aperta ai mercati e a un maggiore accesso a internet hanno alimentato un nuovo senso di apertura e di opportunità sull'isola. Ma nonostante i cambiamenti Castro è rimasto una figura estremamente popolare anche grazie alla sua aura di invincibilità: nel 1959 rovesciò un dittatore, portò l'assistenza sanitaria e l'istruzione universale, l'alfabetizzazione al 98% della popolazione, il basso tasso di mortalità infantile. Tuttavia, al contempo il dissenso non ha avuto voce, anzi è stato represso con centinaia di persone arrestate e all'estero considerate prigionieri politici. I PRIMI ANNI Nato il 13 agosto 1926 nella provincia Oriente, nella parte orientale di Cuba, Fidel Alejandro Castro Ruz è figlio di un ricco proprietario terriero e coltivatore di zucchero. Studiò diritto all'Università dell'Avana. Scioccato dalla differenza tra il suo stile di vita benestante e quello in povertà di molti altri, in un ateneo molto politicizzato, Fidel aderì alla lega antimperialista, schierandosi apertamente contro il nuovo presidente cubano, Ramón Grau, sposando alcune tesi marxiste-leniniste. Poco più che venticinquenne, volle candidarsi alle elezioni del 1952. Il governo fu destituito dal generale Fulgencio Batista e il voto fu annullato. Castro, a quel punto, si dichiarò a favore della rivoluzione armata. Nel 1953, con il fratello Raùl e un centinaio di seguaci imbracciò le armi e guidò una fallimentare rivolta contro Batista, dando l'assalto alla caserma Moncada a Santiago. Fidel e il fratello sopravvissero, ma furono condannati al carcere. Non scontò i 15 anni di detenzione, perché dopo due anni fu rilasciato grazie a un'amnistia. Fuggì in Messico, dove fu raggiunto dall'argentino Ernesto 'Che' Guevara e da lì continuò la sua campagna contro Batista. LA RIVOLUZIONE Tre anni dopo il tentativo fallito di prendere il potere, nel 1956 Castro, Guevara e Camilo Cienfuegos tornarono a Cuba con un piccolo gruppo di guerriglieri, noti come 'Movimento 26 luglio', fondato da Castro l'anno prima con lo scopo di combattere la dittatura di Batista. Prese il via una lotta armata contro il governo. Batista, intanto, era diventato simbolo della corruzione, del malgoverno e della diseguaglianza. Nel dicembre 1958, dopo la decisiva battaglia di Santa Clara, Batista cedette e si rifugiò nella Repubblica Dominicana, lasciando campo libero. Pochi giorni dopo, l'8 gennaio, Casto e le sue forze raggiunsero l'Avana: era la vittoria della rivoluzione. Fu accolto come un eroe, insieme ai guerriglieri che combattevano con lui. Promise di restituire la terra al popolo e di difendere i diritti dei poveri. Nel febbraio 1959, il 'Lider maximo' giurò come primo ministro di Cuba e annunciò l'introduzione di un programma marxista-leninista. Migliaia di cubani andarono in esilio, in gran parte negli Stati Uniti. 'Non c'è comunismo o marxismo, ma una democrazia rappresentativa e una giustizia sociale in una economia ben pianificata', disse Castro in un discorso del tempo. LA CRISI CON GLI USA Con il successo della rivoluzione, i rapporti con gli Stati Uniti si deteriorarono sempre di più e nel 1960 Washington decise di imporre sanzioni economiche. Cuba divenne palcoscenico della Guerra fredda. Il punto di crisi fu raggiunto nel 1961, con la fallita invasione della Baia dei porci quando una forza di circa 1.400 dissidenti, finanziati e addestrati dalla Cia sbarcarono a sud de L'Avana. Fu un passo arrivare alla crisi dei missili del 1962, che avvicinò i due Paesi alla guerra. Al centro, l'installazione di postazioni missilistiche dell'Unione sovietica sull'isola, con la conseguente minaccia americana di una guerra atomica. Mosca cedette, ma Castro ormai si era trasformato in 'nemico giurato' degli Stati Uniti. L'Avana ha sempre sostenuto che la Cia, e quindi gli Usa, in quegli anni abbiano tentato di assassinare Fidel Castro oltre 600 volte. Poco dopo, Washington sancì lo stop alle relazioni, con il blocco totale degli scambi destinato a mettere in ginocchio il Paese caraibico. Mosca contribuì alla sopravvivenza, aiutando Cuba ad aggirare i divieti e a supplire alle carenze di beni. LA CRISI DEGLI ANNI NOVANTA Negli anni '70 e '80, Castro divenne uno dei leader delle cosidedette "nazioni non allineate", nonostante il legame con l'Urss. Specialmente in Africa, si schierò inviando truppe a sostegno dei guerriglieri marxisti in Mozambico e Angola, negli anni '70. La fine dell'Unione sovietica nel 1991 segnò una ulteriore crisi per il Paese, con la fine degli aiuti economici. Scaffali vuoti nei negozi e scarsità di beni divennero l'abitudine. Alla fine del decennio, furono migliaia i cubani che decisero di abbandonare l'isola dando il via all'esodo verso la Florida. Molti affogarono, mentre il popolo dava un segnale della crescente sfiducia nel suo leader. La stessa figlia mai riconosciuta da Castro, Alina Fernandez Castro, fuggì dal Paese travestita da turista grazie a una parrucca. Visse per 21 anni a Miami, criticando il padre, finché tornò sull'isola per occuparsi della madre malata "Naty", Natalia Revuelta Clews, ex amante del presidente e da sempre sua sostenitrice. L'ALLONTANAMENTO DELLA POLITICA Tra il 2006 e il 2008, Fidel non si mostrò quasi più in pubblico dopo aver subito un delicato intervento intestinale. Preoccupazioni - e speculazioni - sul suo stato di salute si sono rincorse a lungo. Nel febbraio del 2008, Castro annunciò che non avrebbe accettato un nuovo incarico alla guida del Paese, per problemi di salute, passando il timone al fratello più giovane Raùl. Nel 2011 lasciò anche la presidenza del Partito comunista cubano. Il disgelo con gli Stati Uniti iniziò dopo il passaggio di consegne del 2008. Nel 2009 Obama revocò una prima serie di restrizioni, poi nel 2015 strinse la mano di Raùl ai funerali di Nelson Mandela. A fine 2014, la decisione di normalizzare le relazioni, il rilascio dei "Cinque eroi cubani" e lo scambio di prigionieri. E poi la storia: il 21 marzo 2016 Obama sbarca all'Avana nel primo viaggio di un presidente Usa sull'isola in 88 anni. LA VITA PRIVATA Mirta Díaz-Balart fu la prima moglie di Castro, sposata nel 1948 dopo l'incontro all'università. Divorziarono nel 1955, mentre lui era in esilio, dopo aver avuto un figlio, Fidel Ángel "Fidelito" Castro Díaz-Balart, che studiò a Cuba ed ebbe mansioni pubbliche di spicco. Nel 1980 Castro sposò Dalia Soto del Valle, tenuta nell'ombra per decenni sino alle foto fatte trapelare per il 75esimo compleanno del Lìder màximo. Dalle seconde nozze ha avuto cinque figli. Durante questo matrimonio ebbe la relazione con Revuelta. Ebbe almeno altri due figli da relazioni occasionali con altre donne. Secondo molti pettegolezzi, il "comandante en jefe" è sempre stato un donnaiolo impenitente, con continue relazioni extraconiugali e avventure da una sola notte anche durante le trasferte di lavoro all'estero.