La pazza proposta di Sawiris: "Vendetemi un'isola e creo lo Stato dei migranti"
Un'idea stravagante. Una proposta, anzi una soluzione, all'incredibile caos che si è generato in Europa a causa dell'emergenza immigrazione. La teoria si spiega in poche battute: se è vero che c'è un paese intero che si sta svuotando (la Siria) è vero anche che potremmo farne nascere uno nuovo. Così dal nulla, magari in mare, magari su un'isola. Ecco riassunto il pensiero che deve aver mosso Naguib Sawiris. Il milionario egiziano ha utilizzato Twitter per lanciare la sua idea. Una risposta un po' naif ma dai chiari tratti occidentali utile a risolvere la crisi umanitaria che ha investito la Ue negli ultimi mesi: "Italia o Grecia potrebbero vendermi un'isola, io la dichiarerei indipendente e poi lì ospiterei tutti i migranti dando loro lavoro, costruendo un nuovo Paese dal nulla". Sawiris continua sul social network: "Pazza idea, ma forse potrebbe essere una soluzione temporanea fino al ritorno nei loro paesi d'origine". Non è tanto la megalomania che colpisce. Alla base del pensiero dell'imprenditore c'è l'idea di creare da zero una società, uno Stato. Un progetto a metà tra il rivoluzionario e "il divino" più volte teorizzato nella storia recente dell'Europa. Prendiamo l'invenzione di Adriano Olivetti (che nel 1945 pubblicò "L'ordine politico delle Comunità". Un saggio che va considerato la base teorica per un'idea federalista dello Stato). Oppure la Libera repubblica di Liberland di Vít Jedliãka, un libertario ceco (che ha creato una micronazione di circa 7 chilometri quadrati, incastonata tra Croazia e Serbia e adagiata sulla sponda occidentale del Danubio, fondata il 13 aprile scorso) o ancora lo storico esperimento della Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose. Quest'ultima non era altro che una piattaforma artificiale di 400 m² che sorgeva nel mare Adriatico a 11,612 km al largo delle coste dell'allora provincia di Forlì e 500 m al di fuori delle acque territoriali italiane. Costruita dall'ingegnere bolognese Giorgio Rosa, il primo maggio del 1968 e demolita pochi mesi dopo dallo Stato italiano. Il sogno di Sawiris è il sogno di chiunque sia affascinato dalle micronazioni, dalla geopolitica o, più semplicemente, è l'obiettivo finale di chi ama passare il suo tempo davanti al pc giocando con un videogame di strategia, immaginando il suo impero. Ma la sua visione più che utopistica e fine a se stessa, nasce da un'esigenza concreta. Una risposta a un problema che sta mettendo in difficoltà governanti di mezzo mondo e qualcosa come 742,5 milioni di persone. Un continente, appunto. In sostanza, si tratta di un'idea un po' folle che nei fatti potrebbe non piacere a tutti, partendo dagli egiziani stessi che in massa sul web si sono chiesti: "Perché proprio un'isola italiana? Perché Sawiris non si adopera per dare un lavoro agli immigrati in Egitto? E direttamente in Egitto, magari senza sbarchi o tragedie, far loro costruire un nuovo Paese?" Magari queste obiezioni hanno un senso. Forse c'è da fare altrove, sulla terra ferma. Forse il tempo per "l'isola dei migranti" di Naguib non è ancora arrivato.