L'anatema di Francesco: in chiesa basta ai prezzari dei sacramenti
Papa Francesco ieri mattina, nell'omelia della messa nella Domus Santa Marta, si è scagliato contro la Chiesa «affarista», che fa «peccato di scandalo». Lo ha fatto commentando un passo del Vangelo in cui Gesù scaccia, con la forza, i mercanti dal tempio. «Quante volte vediamo che entrando in una chiesa ancora oggi c'è lì la lista dei prezzi: per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la messa. E il popolo si scandalizza». «Le Chiese - ha scandito il Pontefice - non diventino mai case di affari, la redenzione di Gesù è sempre gratuita». Poi, come sempre, ha raccontato un episodio di vita vissuta quando novello sacerdote, era con un gruppo di universitari e una coppia di fidanzati volevano sposarsi. I giovani volevano farlo subito durante la messa, ma il segretario parrocchiale disse: «non si può perché ci sono altri turni». Di fronte all'insistenza della coppia che voleva celebrare il matrimonio con una messa, ha riferito Papa Francesco, quel segretario di parrocchia intimò loro «pagate due turni». E per sposarsi con la messa hanno dovuto pagare due turni. Questo, ha denunciato con forza Francesco «è peccato di scandalo». Il comportamento denunciato da Papa Bergoglio, come ha ricordato lui stesso, investe anche i laici. «Tutti - ha denunciato - e io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco», «il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti quando scivolano sul peccato. Ma ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente». Nella chiese storiche, simbolo di Roma nel mondo, ambite location dove ci si mette in coda per dirsi sì, il Vicariato ha messo un tetto di 270 euro «sennò tolgono le "licenze" per celebrare le nozze» ci spiega don Renzo Chiesa, parroco di San Gregorio Magno, la parrocchia visitata da Bergoglio il 6 aprile scorso, che fu anche la prima parrocchia romana dove andò Wojtyla. E se il Vicariato ha messo un tetto una ragione doveva pur esserci. «Avvisiamo sempre di questo i fidanzati che fanno i corsi matrimoniali in parrocchia ma poi vanno a sposarsi nelle chiese più famose: gli spieghiamo che è vietato che si chieda più di questo» dice padre Raffaele Giacopuzzi, prete cantante e viceparroco della Santissima Trinità a Villa Chigi. 270 euro anche per le nozze davanti agli ambitissimi altari sull'Aventino: a Santa Sabina il centralino ti dà il numero di cellulare di fra Giovanni. Se vuoi l'organo il costo è a parte, come gli addobbi e le pulizie; stessa cifra a Sant'Anselmo e Santa Sabina. Ma qui alla domanda «quanto costa?» al telefono una voce straniera risponde «non c'è costo, solo un'offerta, 270 euro per la chiesa». Si deve prima mandare un messaggio via internet a Santa Maria Sopra Minerva, spiega al telefono Nicoletta Vannuccini. 50 euro l'acconto che serve per Sant'Ignazio. «Il prezzo standard è per rettorie e chiese sussidiarie che vivono anche di queste cose» dice don Augusto parroco di Santa Maria in Aquiro, che spiega la differenza con le parrocchie dove c'è «un'offerta libera». Libera anche per le comunioni. «Noi diamo una busta senza nome ai genitori, e a volte perdiamo anche quella» spiega Francesca Fracassi, la figlia di una delle catechiste della parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Prima Porta, dove Papa Francesco ha dato la prima comunione ai bambini. Un tetto, 10 euro anche per le intenzioni della sante messe, per i defunti «è l'indicazione della Cei» dice don Giuseppe Ciucci, parroco dei Santi Marcellino e Pietro a via Labicana, dove gli infiltrati fecero a pezzi la Madonnina alla manifestazione degli "indignati". La comunione portata a casa dei malati è gratis, l'offerta se c'è, 10 euro la media.