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Turchia, dopo Twitter Erdogan blocca YouTube

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La decisione del governo in seguito alla pubblicazione delle intercettazioni sulla Siria

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A tre giorni dalle elezioni locali e dopo aver staccato la spina a Twitter il governo turco, tramite l'autorità per le telecomunicazioni (Tib), ha colpito oggi YouTube, adottando "misure amministrative". Il premier Recep Tayyip Erdogan accusa i social network di essere strumento di un complotto contro il suo governo dopo che su YouTube, spesso rilanciati da Twitter, sono apparsi video e audio di telefonate sue con il figlio e di suoi ministri con altri interlocutori che rivelavano casi di presunta corruzione. Nei gionri scorsi i giudici amministrativi avevano sbloccato Twitter giudicando irregolare la decisione dell'authority "Tib". La decisione riguardo il nuovo stop al sito di video sharing si spiega facilmente: oggi in Turchia tutte le prime pagine riportano lo scandalo suscitato dall'ultimo "reperto" rimbalzato sul web ieri: una nuova registrazione audio che inchioderebbe Erdogan, accusato di aver ordito un complotto ai danni dell'allora leader dell'opposizione Deniz Baykal, poi costretto alle dimissioni dalla diffusione nel 2010 di un video a luci rosse. Erdogan contesta l'autenticità della registrazione, che ha definito "un montaggio" fabbricato dagli ex-alleati della confraternita islamica Hizmet del predicatore Fetullah Gulen. Che ieri notte ha subito le perquisizioni in due sedi del gruppo Kaynak Holding, vicino a Hizmet, da parte degli agenti dell'unità di lotta contro il crimine finanziario della polizia turca. Confiscati documenti e computer, scrive Hurriyet online. Erdogan ha più volte accusato gli ex-alleati di Hizmet di essere all'origine anche della inchieste anti-corruzione che coinvolgono decine di personalità del regime, che il premier ha definito un "tentativo di colpo di stato". Il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu parla di un "Watergate turco" perché "una persona che ha spinto l'immoralità a un tale livello non può continuare a occupare l'incarico di primo ministro".

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