Shalabayeva: "Non so se resto in Italia"

Alma Shalabayeva arriva a Roma. Il suo è un ritorno. Era stata espulsa lo scorso maggio con l'accusa ufficiale di essere in posseso di un passaporto falso della Repubblica Centrafricana. Un caso che ancora oggi continua a far discutere. Troppi i punti interrogativi e le responsabilità da chiarire. La donna atterra all'aeroporto di Fiumicino con un volo della Lufthansa proveniente da Francoforte poco dopo le 12.10 con in tasca un visto Schengen. E' sorridente, indossa un cappotto nero lungo fino alle caviglie: "Sono contentissima, grazie a tutti",  afferma ai suoi legali. "Siamo contentissimi che la vicenda abbia avuto un lieto fine". Brevi i saluti poi subito in auto. Destinazione Farnesina. Incontro con Emma Bonino. Il ministro degli Esteri la riceve mentre è accompagnata dai figli Alua, Madina e Aldyiar. La prima, di soli 6 anni, ha viaggiato con lei, le altre due la attendevano nella capitale. La signora Shalabayeva esprime la propria sincera gratitudine per l'impegno coerente che la ministro ha mantenuto in questi mesi, consentendo ora a lei e alla piccola Alua di recuperare la libertà di movimento. "Mi ha fatto piacere poter condividere con la signora Shalabayeva e i suoi figli la gioia di essere di nuovo qui a Roma. All'inizio di giugno sembrava davvero impensabile ottenere questo risultato, ma ci siamo riusciti grazie alla determinata e costante azione del governo e delle forze parlamentari. La partenza della Signora Shalabayeva e di Alua dal Kazakhstan è stata possibile anche grazie alla collaborazione fornita dalle autorità kazake nell'ultima fase della vicenda", con queste parole il ministro Bonino commenta l'incontro di oggi. Il faccia a faccia finisce con la foto di rito e via di nuovo. Conferenza stampa. Si dirige verso un albergo di Via Veneto. Al suo arrivo non si risparmia. Ringrazia di nuovo la Farnesina e gli italiani.  "Sono felice di riunire la mia famiglia. La cosa importante è avere con me i miei cari, non ho ancora deciso la mia ultima destinazione.  Per ora sono in Italia e la mia felicità riguarda il fatto di essere riuscita a riunirmi ai miei". La moglie del dissidente kazako potrebbe lasciare il nostro paese per chissà quale meta. Rivolge un pensiero al marito Mukthar Ablyazov: "Il mio desiderio è rivederlo il prima possibile, mi manca molto". Parla degli ultimi mesi, della sua permnenza in Kazakhstan. "Ci sentivamo sempre sotto sorveglianza, eravamo preoccupati di ricevere intimidazioni, ma soprattutto avevamo timore per i nostri figli". Interviene anche il suo avvocato, la penalista Anna D’Alessandro: "Alma Shalabayeva ha temuto per la sua vita soprattutto quando è stata imbarcata e portata in Kazakhstan. Le erano stati tolti i cellulari e non aveva potuto avvertirci. E' stata vittima di un'operazione brutale. Il provvedimento di espulsione dall'Italia era illegittimo, tanto è vero che è stato annullato.  La figlia Madina ha già presentato un esposto contro ignoti chiedendo all'autorità giudiziaria di verificare che dietro questo provvedimento illegittimo di espulsione ci siano condotte criminose e responsabilità penalmente rilevanti. Per quanto ci riguarda nel caso specifico c'e' stato un esproprio del diritto di difesa per non parlare della limitazione alla libertà personale che la signora Shalabayeva ha subito nel periodo in cui è stata in Kazakhstan". L'indagine. E' in corso. Oltre alla Shalabayeva, vede indagati, ma per sequestro di persona, l'ambasciatore del Kazakhstan Adrian Yelemessov, il consigliere per gli affari politici Nurlan Khassen e l'addetto agli affari consolari Yerzhan Yessirkpov. Il pubblico ministero Eugenio Albamonte li ha iscritti nel registro degli indagati il 26 settembre scorso. Sono tutte da chiarire le irregolarità che hanno caratterizzato il rimpatrio in Kazakhistan della Shalabayeva, sotto la pressione del governo di Astana, dopo il blitz compiuto dalle nostre forze dell'ordine nella villetta di Casalpalocco, a Roma nella notte tra il 28 e il 29 maggio scorso. Una storia con un lieto fine si è conclusa. Ma necessariamente la mente invia un impulso elettrico, un pensiero ai due italiani da due anni tenuti lontano da casa. I marò agli arresti in India. Per loro il destino non ha ancora sciolto il verdetto.