Sparatoria a Los Angeles, il padre del killer avvertì la polizia
L'attacco all'aeroporto, che è costato lo vita a un agente della Tsa, poteva essere evitato
Con un po' di fortuna, e magari una maggiore celerità si sarebbe forse potuto evitare l'attacco di ieri all'aeroporto di Los Angeles, dove il 23enne Paul Anthony Ciancia ha aperto il fuoco all'impazzata uccidendo un agente della Tsa, la Transporty Security Administration, ferendone un altro e provocando un drammatico fuggi fuggi durante il quale parecchie persone hanno riportato lesioni, almeno in un caso molto gravi. Prima che il giovane scatenasse la sua ira, al momento ancora inspiegabile, il padre aveva infatti contattato le forze dell'ordine, pregandole di individuare il figlio e di controllarne le condizioni, perché temeva potesse succedere qualcosa di irreparabile: a riferirlo è stato Allen Cummings, capo della polizia di Pennsville, cittadina del New Jersey situata una quarantina di chilometri a sud-ovest di Filadelfia, di cui il killer è originario e dove la famiglia risiede tuttora. Era davvero un tipo strano Paul Anthony Ciancia, il 23enne originario del New Jersey che ha seminato il terrore all'aeroporto, sparando all'impazzata con un fucile d'assalto e uccidendo almeno una persona. Secondo quanto riferito in via riservata al quotidiano «The Los Angeles Times» da fonti delle forze dell'ordine locali, parenti e amici del giovane sono stati concordi nell'affermare che Paul era affetto da tendenze suicide. Di sicuro, come confermato da appunti e opuscoli rinvenuti nella sua borsa, provava un forte «risentimento nei confronti del governo», e in particolare della Tsa, l'agenzia per la sicurezza nei trasporti creata all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001 a New York e a Washington. La vittima, Gerardo I. Hernandez, 39 anni, è il primo agente Tsa a morire nell'adempimento delle proprie funzioni nei 12 anni di storia dell'agenzia.