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Siria, dilaga la fame e gli imam: «Mangiate cani e gatti»

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Libano, campo profughi siriani

La situazione è drammatica, così i capi religiosi danno il via libera al consumo di carne «impura»

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La guerra in corso da oltre due anni e mezzo sta riducendo la Siria alla fame, tanto da spingere alcuni imam a emettere fatwa (editti religiosi) che autorizzano il consumo di carne di gatto e di cane. La più recente di queste fatwa è stata emessa da un imam di Yarmouk, il campo profughi palestinese che si trova nella periferia di Damasco e che ha subito un lungo assedio che lo ha messo in ginocchio, con una situazione umanitaria drammatica. Ma quello di Yarmouk non è il primo imam ad autorizzare la popolazione a mangiare carne «impura». Lo stesso aveva fatto nel 2012 un religioso di Homs, che aveva dato il via libera al consumo di carne di gatto, cane e asino. La drammatica situazione umanitaria e la difficoltà a procurarsi il cibo in varie zone del paese è stata anche al centro di un videomessaggio diffuso da un gruppo di religiosi di quartieri meridionali di Damasco. «Come può il mondo dormire con lo stomaco pieno mentre c'è gente che muore di fame? - si è chiesto un imam della capitale siriana in un video rilanciato dalla tv satellitare al-Arabiya - E questo succede non lontano dalla capitale, giusto pochi metri più in là». Circondato da altri religiosi, l'imam ricorda come, mentre i fedeli vanno alla Mecca per l'haj (pellegrinaggio), indossando le loro tuniche bianche, «c'è gente che muore di fame e finisce dentro bare bianche». «Non avete sentito le fatwa nelle nostre strade e nelle nostre moschee che permettono alla gente di mangiare cani, gatti e altri animani che sono stati uccisi dalle bombe? - chiede ancora il religioso nel videomessaggio - State aspettando forse che cominciamo a mangiare la carne dei nostri martiri e degli altri morti? Avete dimenticato i vostri fratelli e sorelle che a Damasco patiscono la fame?». Venerdì scorso gli uomini del presidente Bashar al-Assad hanno conquistato due sobborghi meridionali di Damasco, uccidendo almeno 70 persone, secondo gli attivisti antiregime. I due sobborghi si trovano nei pressi del quartiere Sayida Zainab, roccaforte sciita che ospiterebbe basi di militanti libanesi di Hezbollah, iraniani e iracheni che sostengono il regime.

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