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Lotta alla corruzione in Cina: rimosso alto dirigente del Pcc

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Jiang Jiemin è stato ritenuto responsabile di «gravi violazioni disciplinari» dal Comitato centrale del partito

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Jiang Jiemin, il dirigente del Partito comunista cinese finito sotto inchiesta per corruzione, è stato rimosso da tutti gli incarichi. Il dipartimento organizzativo del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese lo ha destituito per «gravi violazioni disciplinari» da direttore della commissione statale che si occupa della supervisione di un centinaio di aziende di Stato (Sasac), incarico che ricopriva da marzo. Lo riferisce la Xinhua. Da domenica Jiang si trovava formalmente sotto inchiesta da parte della Commissione Disciplinare del partito. Oltre alla carica di presidente della Sasac, Jiang era membro permanente del Comitato Centrale del partito, carica che lo rende il primo funzionario di livello ministeriale a essere indagato e rimosso dall'incarico per il sospetto di corruzione dall'inizio dell'era Xi Jinping, insediatosi alla guida del Pcc nel novembre dello scorso anno al termine del XVIII Congresso del partito, che ha sancito il ricambio generazionale al vertice del potere. Prima di ricoprire la carica di direttore della Sasac, Jiang è stato presidente della China National Petroleum Corporation (CNPC) uno dei giganti statali del petrolio. La scorsa settimana, altri quattro top manager di CNPC sono finiti sotto inchiesta per violazioni disciplinari, alcuni dei quali sono considerati protetti dello stesso Jiang all'interno del gruppo. Nato nel 1955 nella provincia orientale dello Shandong e laureato in Economia, Jiang Jiemin ha alle spalle una trentennale carriera nel settore petrolifero, durante la quale ha scalato le posizioni fino ad arrivare al vertice di CNPC nel 2011. La campagna contro la corruzione sostenuta dal presidente Xi Jinping sta colpendo in questi mesi sia funzionari di medio e basso livello, con migliaia di indagati nei primi sei mesi dell'anno, sia gli alti funzionari del partito. A giugno era stato processato per corruzione e condannato alla pena di morte sospesa l'ex ministro delle Ferrovie, Liu Zhijun, defenestrato nel febbraio 2011. Ad agosto, invece, era finito sotto processo per corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere l'ex astro nascente della politica cinese, Bo Xilai, segretario del partito di Chongqing dal 2007 all'inizio del 2012. Il verdetto è atteso per i prossimi giorni. A essere nel mirino della commissione disciplinare in questi giorni è poi anche un ex membro del Comitato Permanente del Politburo, il vertice del potere cinese, Zhou Yongkang, ora in pensione: l'inchiesta su di lui non è ancora stata ufficializzata. Qualora le accuse venissero formalizzate, si tratterebbe del funzionario più alto in grado sotto inchiesta disciplinare da decenni a questa parte. Nei mesi scorsi, Xi Jinping aveva sostenuto che la lotta alla corruzione all'interno del partito doveva colpire sia le «tigri», cioè gli alti funzionari responsabili di atti di corruzione nelle alte sfere, che le «mosche», cioè i funzionari locali che rendono difficile la vita di cittadini e imprenditori.

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