Si è costituito Francesco Corallo È il re dello slot machine
Francesco Corallo si è costituito. Il re delle slot machine, latitante dal maggio 2012 per corruzione, si è consegnato agli agenti della Polaria di Fiumicino ieri pomeriggio, appena rientrato da...
Francesco Corallo si è costituito. Il re delle slot machine, latitante dal maggio 2012 per corruzione, si è consegnato agli agenti della Polaria di Fiumicino ieri pomeriggio, appena rientrato da Santo Domingo. Corallo - nato nel 1960 a Catania, residente a Santo Domingo ma con abituale residenza in piazza di Spagna a Roma - è il titolare della Bplus Giocolegale ltd/Atlantis, la più grande società di slot machine in Italia - controlla il 30% del mercato del gioco d'azzardo legale - e all'estero, con un giro d'affari complessivo di circa 30 miliardi l'anno. Nel procedimento è coinvolto anche Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano, arrestato sempre nel maggio 2012 per i finanziamenti concessi a società riconducibili a Corallo. Nel mirino degli inquirenti 148 milioni di euro da Bpm ad Atlantis/Bplus. La banca avrebbe prestato i soldi alla società che farebbe capo attraverso una società offshore delle Antille Olandesi proprio a Corallo. I ricavi della Atlantis, vincitrice di una gara d'appalto con i Monopoli di Stato, finirebbero al di fuori dei confini nazionali, ignota la destinazione. Dubbi anche su un aumento di una fideiussione concessa ad Atlantis senza verificarne i requisiti: la società per ottenere le concessioni sui giochi d'azzardo dallo Stato italiano non deve avere sede in paradisi fiscali. Nell'indagine sulla Bplus, durante una perquisizione, un computer venne sottratto dal parlamentare Amedeo Laboccetta e restituito solo più tardi. Nei documenti sequestrati, si trovarono tracce di un conto off-shore intestato a James Walfenzao, il fiduciario delle società off-shore Printemps e Timara che acquistò la casa di Montecarlo in cui viveva Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini. Il padre di Francesco Corallo è Gaetano, uomo del clan Santapaola, boss della mafia dei casinò, già condannato a 7 anni e mezzo, da anni riparato a Saint Marteen, Antille Olandesi. Ma i rapporti tra i due sono interrotti da anni e non esistono legami d'affari. Nel 2004, anno in cui il governo Berlusconi sdogana l'azzardo regolamentandone l'esercizio, la Atlantis entra nel lotto delle aziende concessionarie dei Monopoli di Stato per la gestione delle slot-machines grazie a intraprendenza e a un eccellente sistema di relazioni nell'area del Pdl che allora faceva capo a Gianfranco Fini. Laboccetta e Fini nell'estate 2004 vengono fotografati al tavolo del ristorante di uno dei suoi casinò, il Beach Plaza di Saint Marteen. Quando la Corte dei Conti contesta alla Atlantis un danno erariale di 31 miliardi, Corallo farebbe pressioni su Francesco Cosimo Proietti, all'epoca segretario di Fini, perché la sua concessione non venga revocata. Ottenendolo. Gli amici del Pdl non abbandonano mai Corallo. In commissione Finanze della Camera, dove siede Laboccetta, un emendamento del Pdl fa cadere le barriere antimafia per le concessionarie dei giochi d'azzardo, abolendo per i soci l'obbligo della documentazione antimafia.
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