Strage di Santiago: il macchinista parlava al telefono
Il conducente del treno deragliato era all'apparecchio di bordo quando il convoglio è uscito dai binari causando 79 morti e più di 150 feriti
Il macchinista del treno deragliato mercoledì alla porte di Santiago de Compostela, in Spagna, causando 79 morti e oltre 150 feriti, era al telefono al momento dell'incidente. Poco prima della tragedia aveva ricevuto una telefonata sul cellulare di lavoro dalla Renfe, la società che gestisce il trasporto ferroviario, presumibilmente da un controllore che gli stava dando indicazioni sul tragitto da seguire per arrivare a Ferrol, destinazione finale del treno che era partito da Madrid. Sembra inoltre che il macchinista, Francisco Garzon, 52 anni, stesse consultando una mappa, o comunque dei documenti cartacei. Al momento del deragliamento il treno procedeva a 153 km/h in un punto in cui la velocità massima consentita era di 80. Poco prima della tragedia il convoglio aveva raggiunto anche i 192 chilometri all'ora. Sono tutti dettagli riferiti dalla Corte superiore di giustizia della Galizia, che ha rivelato i primi dati emersi dalle due scatole nere, le cui informazioni sono criptate e vengono decodificate da un programma informatico Proprio ieri Garzon era stato scarcerato dai giudici spagnoli ed è ora a piede libero. I magistrati, al termine di un interrogatorio durato oltre 2 ore, gli avevano confiscato il passaporto e avevano disposto che fino alla conclusione del processo dovra' presentarsi in tribunale ogni settimana. Garzon e' stato incriminato per omicidio colposo. Garzon ha ammesso davanti al giudice di Santiago di Compostela, Luis Alaez, di aver commesso un'imprudenza, mentre in un primo momento si era avvalso del diritto di non rilasciare dichiarazioni. Intanto a Forza d'Agrò , nel Messinese, si sono celbrati i funerali Dario Lombardo, lo studente di 25 anni vittima italiana della tragedia. La chiesa di Maria SS. Annunziata era gremita di parenti ed amici che si sono stretti attorno ai genitori ed al fratello di Dario. Occhi pieni di lacrime e sguardi contriti, un dolore composto. Ragazzi indossavano una maglietta bianca con la foto del giovane dentro un cuore e la frase che aveva scritto su un social network: "Non ascolto il passato e non guardo il futuro. Mi sento vivo". Un inno alla vita e alla responsabilità perché l'esistenza, ha detto l'arcivescovo Calogero La Piana "non è un gioco" che si può accettare di bruciare lanciando un treno a folle velocità, ma bisogna custodirla e amarla.