Sciopero e proteste contro la chiusura della tv greca
I giornalisti della Ert hanno proseguito a trasmettere via internet mentre all'esterno della sede manifestavano migliaia di persone
Fa discutere la decisione del governo greco di chiudere la televisione pubblica Ert considerata «un esempio tipico di mancanza di trasparenza e incredibile spreco». Ieri sera il segnale è stato gradualmente spento a partire dalle 23 (le 22 in Italia) ma i giornalisti dell'emittente radio televisiva nella notte si sono rifiutati di lasciare le redazioni della sede centrale, nel quartiere Aghia Paraskevi di Atene, e hanno proseguito la programmazione via internet mentre all'esterno della sede migliaia di persone protestavano contro la chiusura. Sono 2.656 gli attuali dipendenti dell'Ert che riceveranno una buonuscita e saranno autorizzati a presentare domanda alla nuova struttura privata che prenderà il posto di quella pubblica. Ma tutto questo non sembra suffficiente a tranquillizzare i giornalisti ellenici. Il sindacato Poesy ha indetto uno sciopero di 24 ore accusando il governo di sacrificare l'Ert per accontentare i creditori e la protesta ha causato il blocco dell'informazione anche nelle emittenti private. Finora la Grecia ha ricevuto circa 200 dei 240 miliardi di euro necessari al suo salvataggio economico, e nei giorni scorsi un gruppo di ispettori è giunto ad Atene per una nuova analisi chiedendo ulteriori tagli e riforme. I partiti di centrosinistra, a cominciare dal Pasok, hanno chiesto la revoca della chiusura di Ert e voteranno contro il provvedimento in parlamento. Il governo ha dichiarato che l'emittente tornerà in onda «il prima possibile», con un organico nuovo e ridotto, ma non è chiaro se e come questo accadrà. In un comunicato ufficiale emesso dal ministero delle Finanze, si legge che Ert è stata formalmente sciolta e che le autorità «proteggeranno» le strutture dell'emittente.