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Casa degli orrori: rilasciati i fratelli di Castro

CLEVELAND-C_WEB

Il «mostro di Cleveland» rischia la pena capitale per gli aborti procurati alle sue vittime. La sorella dell'ex compagna, morta lo scorso anno, racconta: «Abusava di lei, la picchiava e la teneva segregata in casa»

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Sono stati rilasciati Pedro e Onil Castro, i fratelli di Ariel, accusato di aver rapito e violentato tre ragazze tenute segregate in una casa di Cleveland per 10 anni. Lo ha riferito la polizia della città dell'Ohio. I due, che non erano stati incriminati, si trovano adesso in una località sconosciuta ai media. Erano stati arrestati lunedì insieme all'ex autista di scuolabus, ma la polizia di Cleveland aveva successivamente spiegato di «non aver trovato alcun elemento per concludere che Onil e Pedro Castro siano coinvolti o sapessero alcunchè» delle donne tenute prigioniere dal fratello. Il procuratore della contea di Cuyahoga, Timothy McGinty, incaricato della pubblica accusa, ha detto che chiederà la pena di morte per Ariel Castro anche per gli aborti procurati alle ragazze. Secondo le informazioni della polizia ottenute dai media americani, una delle vittime, Michelle Knight, ha dichiarato alla polizia che «è rimasta incinta almeno cinque volte» e che Castro «non l'ha fatta mangiare per almeno due settimane, tirandole pugni al ventre fino a farla abortire». La stessa Knight, la maggiore tra le ragazze, che fu sequestrata per prima, da quando è stata liberata non ha voluto incontrare la madre né la nonna: non le vuole vicino, perché loro credevano che fosse scappata e lei si è sentita abbandonata. Appena saputo che era salva, entrambe hanno preso un aereo dalla Florida, dove nel frattempo si sono trasferite, per tornare nell'Ohio. Invece «no, non l'abbiamo ancora vista - ha riferito Deborah Knight, la nonna - Su sua richiesta. Non vuole assolutamente farsi vedere dalla famiglia». Quando fu catturata da Castro nel 2002, Michelle aveva poco più di 20 anni ed era già una ragazza-madre. Aveva appena perso una causa con i servizi sociali per la custodia del figlioletto, che di anni ne aveva 3 o 4: il fatto che l'età del bimbo non sia chiara la dice lunga sull'aria che all'epoca doveva tirare intorno a loro. «Le presero il bambino e lei sparì, e non è mai più ritornata» ha ricostruito la nonna. Lei e la madre di Michelle pensavano fosse morta: per questo motivo, a differenza dei parenti di Amanda Berry e Gina DeJesus, non organizzarono mai veglie per lei. Solo la madre presentò denuncia di scomparsa alla polizia. Intanto emerge anche che Castro aveva già terrorizzato la madre dei suoi bambini. Lo hanno dichiarato i parenti della donna, Grimilda Figueroa, morta lo scorso anno dopo una lunga malattia, secondo i quali l'ex compagna aveva descritto Castro come un «mostro» che aveva abusato di lei. Una volta, ha riferito la sorella della Figueroa, Elida Caraballo, Castro chiuse la donna in una scatola di cartone, dicendole di rimanere dentro finché lui non le avesse detto di uscire. I familiari hanno raccontato inoltre che negli anni Castro picchiò la donna diverse volte, buttandola giù dalle scale, rompendole il naso e slogandole una spalla. L'aguzzino la teneva segregata nella sua casa, chiudendo le porte da dentro e vietandole di usare il telefono. Dopo averle detto di non uscire, ha raccontato la Caraballo, la controllava per vedere se avrebbe obbedito. «Andava giù per le scale, senza dirle che era a casa - ha riferito la donna - e la spiava. Controllava chi chiamasse e poi saliva sopra». Nel 1996 Castrò picchiò la compagna per l'ultima volta, ha detto la Caraballo. Un giorno, dopo essere stata picchiata in maniera particolarmente violenta, la Figueroa corse fuori dalla casa con uno dei figli, gridando e chiedendo aiuto. «I vicini - ha aggiunto la Caraballo - attraversarono la strada per prenderla. Fu l'ultima volta che lei mise piede in quella casa».

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