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Guerra civile, la Siria dice «no» al terrorismo

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L'impegno del segretario di Stato Americano Kerry e della Coalizione Nazionale Siriana è che le armi e i 123 milioni di dollari, non cadano nelle mani dei terroristi: il documento è stato diffuso nel corso di una riunione che si sta svolgendo a Istanbul

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Feriti diversi bambini in Siria, non si placa la guerra civile che sta sconvolgendo il Paese. Intanto gli Stati Uniti hanno stanziato altri 123 milioni di dollari di aiuti non in armi all'opposizione siriana. Lo ha annunciato da Istanbul il segretario di Stato, John Kerry, al termine della riunione degli «Amici della Siria». No alle vendette e al terrorismo e massima vigilanza sulle armi dei ribelli per garantire che non finiscano nelle mani sbagliate: è l'impegno assunto dalla Coalizione nazionale siriana, il cartello che raggruppa tutta l'opposizione, con un documento diffuso al termine della riunione a Istanbul. L'opposizione ha assicurato inoltre che «respinge e condanna il terrorismo». L'incontro di Istanbul, a cui hanno preso parte i ministri degli Esteri degli 11 Paesi occidentali e musulmani del gruppo Amici della Siria, fra cui l'Italia con Marta Dassù, si è concluso all'una di notte. Per rassicurare i Paesi occidentali spaventati dal ruolo crescente dei gruppi jihadisti nel conflitto siriano, l'opposizione si è impegnata a «non tollerare o autorizzare atti di vendetta contro qualsiasi gruppo in Siria» e ha garantito che le armi che riceverà «non cadranno nelle mani sbagliate». Nel documento finale, gli Amici della Siria hanno chiesto che si arrivi a una transizione che porti a elezioni per il dopo Assad, senza l'attuale presidente e senza gli elementi più compromessi del regime. Da quanto trapela, Washington dovrebbe fornire ai ribelli materiale militare «difensivo», mezzi blindati, giubbotti antiproiettile e visori notturni. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, aveva chiesto all'opposizione moderata di prendere «chiaramente le distanze dal terrorismo», soprattutto alla luce della recente ammissione da parte del Fronte al Nusra, punta di lancia della ribellione, di far parte della rete di Al Qaeda.

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