Strage di Boston, si pensa al terrorista solitario
A due giorni dall'attentato di Boston prosegue, finora senza esito, la caccia ai responsabili della strage, costata la vita ad almeno tre persone e il ferimento di altre 176, diciassette delle quali versano tuttora in condizioni critiche. A tredici di loro è stato necessario amputare gli arti inferiori, dilaniati dalle esplosioni. Fonti riservate molto addentro alle indagini, citate dal network televisivo Cnn, hanno riferito come gli inquirenti abbiano più di un sospetto sull’ipotesi che ad agire non sia stato né un commando né comunque un gruppo clandestino organizzato, bensì un semplice «lupo solitario»: un terrorista isolato e auto-sufficiente, senza legami e senza complici. «È l’eventualità che ci preoccupa maggiormente», hanno ammesso le fonti anonime. «Nessuna traccia, nessun elemento, nessuna informazione». La possibilità che si tratti di un attentatore il quale avrebbe agito da solo sembra avallata anche dal fatto che per l’innesco sarebbe stata impiegata una «miscela esplosiva improvvisata a combustione lenta»: per esempio clorato di potassio misto a zucchero oppure la cosiddetta «flash-powder», un tipo di polvere pirica in genere utilizzato per confezionare petardi o fuochi di artificio. Si tratta in entrambi i casi di sostanze comunissime, facilmente reperibili, efficaci e il cui acquisto non desta di per se' sospetti. Corrispondono inoltre alle semplici istruzioni contenute in un articolo apparso nel 2010 su «Inspire», sito on-line in lingua inglese curato da al-Qaeda nella Penisola Arabica, diramazione regionale della rete clandestina fondata a suo tempo dal defunto Osama bin Laden. Le relative indicazioni, che i militanti islamisti erano contestualmente sollecitati a seguire, sono servite ancora di recente a fabbricare ordigni rudimentali sistematicamente impiegati in Afghanistan, Pakistan, Iraq o Yemen; ma a quanto sembra hanno finito con il farle proprie anche movimenti dell'estrema destra americana, compresi i famigerati «suprematisti» bianchi. Per il resto, le indagini hanno permesso di raccogliere un gran numero di frammenti metallici, in particolare chiodi privati della testa o cuscinetti a sfera, e i resti di quelle che si ritiene fossero le pentole a pressione utilizzate come contenitori dell'esplosivo mescolato alla mitraglia, ma anche diversi brandelli di tessuto nero in nylon, forse appartenuti a un borsone o a uno zaino nel quale erano state nascoste le bombe, e pezzi di cavo elettrico collegati a particelle di piccoli contenitori, di batterie ovvero di circuiti stampati: probabilmente il congegno che ha consentito l’innesco. Tutto il materiale recuperato è stato già inviato ai laboratori dell’Fbi di Quantico, in Virginia, dove si cercherà di ricostruire interamente l’accaduto e la sua dinamica. Polizia e servizi d'intelligence hanno frattanto lanciato un appello al pubblico, affinché chi possedesse fotografie o filmati del traguardo della maratona di Boston, teatro dell’attacco, li metta a loro disposizione.