Un giudice di ferro per l’oppositore di Putin
Si aprirà mercoledì il processo al blogger dell’opposizione russa Alexei Navalny, accusato di appropriazione indebita. E per l’imputato non arrivano segnali positivi. Il tribunale, infatti, sarà presieduto da un giudice celebre per la sua inclemenza. Come riporta la rivista New Times, Serghei Blinov è famoso perché negli ultimi due anni e mezzo ha emesso 130 sentenze di condanna e nessuna di assoluzione. Quattro mesi fa è stato nominato vicepresidente del tribunale distrettuale Leninsky, nella città di Kirov (nord-est di Mosca), dove si terrà l'udienza preliminare del processo a Navalny, già definito dagli attivisti per i diritti umani e dallo stesso imputato come un tentativo del potere centrale di mettere a tacere una delle voci più critiche del Cremlino. I collegi di Blinov hanno descritto il giudice come un uomo che non ama il dialogo e il confronto e la cui unica passione è l'hockey. Stando alle informazioni raccolte dalla rivista, l'uomo non ha espresso mai particolari posizioni politiche, né si è mai occupato di processi per reati economici. Secondo alcuni avvocati sentiti da New Times, il recente trasferimento di Blinov dal piccolo tribunale di Kumeny (centro abitato vicino Kirov) a quello distrettuale non è un caso. L'ipotesi è respinta dal presidente dello stesso tribunale, Konstantin Zaitsev, il quale ha assicurato a New Times che si tratta solo di una coincidenza e ha smentito che il verdetto di colpevolezza sia già stato ordinato dall'alto. «Le autorità non ci chiamano in tribunale e non ci chiedono di fissare una condanna concreta» ha spiegato. Secondo l'accusa, Navalny, diventato in un anno il volto più noto dell'opposizione a Vladimir Putin, avrebbe sottratto all'amministrazione regionale di Kirov 10.000 metri cubi di legname nel 2009, quando era consigliere del governatore locale. Il danno per le casse pubbliche ammonterebbe a quasi mezzo milione di euro. L'avvocato e attivista ha negato ogni accusa e annunciato l'intenzione di candidarsi alle prossime presidenziali, nel 2018. Se condannato, però, non solo rischia fino a 10 anni di carcere ma anche l'impossibilità di correre per qualsiasi carica pubblica. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, Putin non seguirà il processo: «Non penso che il presidente debba monitorare personalmente qualunque caso di cittadini russi» ha detto durante un'intervista trasmessa ieri sera sul canale tv Rossia-1. Alla domanda se il Cremlino non tema nuove proteste e critiche da parte dell'Occidente che possano portare a una maggiore risonanza del caso, il portavoce di Putin ha sottolineato che il presidente «non ha mai orientato il suo operato in base alla possibilità che compaiano o meno ondate di protesta in Occidente». Peskov ha poi aggiunto che Putin non ha intenzione di collaborare con un'opposizione «non costruttiva» la quale a suo dire non ha un programma concreto. «Si può urlare per qualcosa di significativo - ha sottolineato - ma semplicemente urlare in modo emozionale non ha senso».