Risale la tensione tra Italia e India sui marò

Il premier dello stato indiano del Kerala, Oommen Chandy, ha inoltrato la richiesta affinché i marò italiani siano giudicati nel distretto di Kollam. E questo a seguito dell'avvio delle procedure da parte delle autorità indiane  per la costituzione di un tribunale ad hoc che dovrà processare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Risale la tensione tra Italia e India dopo che il ministro della giustiza Kumar ha dichiarato che nessuna garanzia può essere data in merito alla sentenza del processo ai due marò. "Non si può pertanto escludere la pena di morte",  ha detto.  Poi l'intervento del ministro degli Esteri Khurshid secondo il quale il caso dei marò non è di quelli che in India implicano la pena di morte. Ministri divisi e grandi polemiche. Il sottosegretario agli Esteri italiano, Staffan De Mistura è certo: "Esiste un accordo scritto tra Italia e India. Per noi fa testo". Sulla vicenda ha preso posizione anche il Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli: "L'auspicio è che  questa storia, che sta assumendo i toni di una farsa, finisca presto e che i nostri fucilieri  siano riconsegnati alla giurisdizione italiana". Intanto Latorre e Girone si trovano nell'ambasciata italiana a New Delhi, dove lavoreranno in attesa del processo. Dovranno presentarsi una volta a settimana alla polizia locale. I ministri Terzi e Di Paola martedì, 26 marzo, riferiranno sulla vicenda in Parlamento. Il Cocer della Marina: "Sconcerto per la decisione. Le istituzioni non hanno saputo reagire con fermezza". Il ministro degli Esteri Giulio Terzi si difende: "Non abbiamo mandato i nostri militari allo sbaraglio. Evitata una grave crisi diplomatica". Ma attacchi pesanti arrivano da Berlusconi (esplicito il riferimento durante l'incontro di massa del Pdl a Piazza del Popolo a Roma), Rutelli, Storace, Salatto,  e diversi parlamentari. Il senatore del Pdl Romani: "La linea  diplomatica dell'Italia cambia più volte. Ora basta. Terzi si dimetta".