Il diktat dell'India: i marò tornino domani
Per il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, l'unica soluzione al braccio di ferro è il rientro immediato
Presa di posizione decisa del governo indiano in merito al caso dei due marò: il governo italiano può ancora risolvere l'impasse diplomatica ed evitare atti di oltraggio alla Corte Suprema di New Delhi se i due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, torneranno in India entro domani, 22 marzo: l'appello dell'ultimo minuto all'Italia arriva dal ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar. «I due militari possono ancora tornare in India entro il 22 marzo e, se accade, questa spiacevole situazione potrà essere sanata», ha detto Kumar al quotidiano indiano «The Telegraph». L'India, come reazione al non ritorno nel Paese dei due italiani, ha "limitato", nei giorni scorsi, l'immunità diplomatica del nostro ambasciatore a New Delhi. E proprio relativamente alla questione dell'immunità di cui godono i diplomatici, il ministro ha aggiunto che non sussiste alcun problema con l'Italia perché la Corte Suprema indiana sa ben districarsi tra le leggi nazioni ed internazionali: «Guardate - ha osservato - la questione è "sub judice" del più alto tribunale del Paese e tutte le autorità indiane sono tenute a conformarsi alle direttive della Corte Suprema. La violazione dell'impegno assunto dinanzi alla Corte Suprema è una situazione senza precedenti. Si deve presumere che la Corte Suprema conosca meglio di chiunque altro la questione dell'immunità diplomatica e gli obblighi del diritto internazionale. Dopo essersi sottoposto alla giurisdizione del più alto tribunale indiano, ci si attendeva che il governo italiano, coerente con la necessità di mantenere relazioni armoniose tra i due Paesi, onorasse le direttive della Corte.