Siria, comandante Nato: pronti a intervento militare
Su richiesta dell'Onu per porre fine alla guerra civile in corso da due anni
Diversi Paesi della Nato stanno lavorando a vari piani per l'eventualità di un intervento militare in Siria per porre fine alla guerra civile in corso da due anni. Lo ha affermato il comandante delle forze Nato in Europa, l'ammiraglio americano James Stavridis, nel corso di un'audizione al Senato degli Stati Uniti. Stavridis ha spiegato che, tra le ipotesi che si stanno valutando, ci sono anche quella di utilizzare l'aviazione per imporre una no-fly zone, come avvenne in Libia nel 2011, e di fornire assistenza militare ai ribelli. Come nel caso della Libia, ha spiegato Stavridis, ci sarebbe bisogno di un mandato ai 28 Paesi Nato da parte di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. «Se chiamati, noi siamo pronti a impegnarci come avvenne in Libia», ha detto Stavridis, sottolineando però che tra i membri Nato ci sono posizioni divergenti su eventuale supporto letale ai ribelli, no-fly zone e altre ipotesi. «Ancora si tratta di posizioni diverse a livello nazionale, non si è creato un approccio complessivo della Nato», ha spiegato l'ammiraglio. Rispondendo a una domanda del presidente della commissione forze armate del Senato, il democratico Carl Levin, il comandante della Nato ha detto che tra le opzioni sul tavolo c'è anche quella di prendere di mira le difese aeree siriane. Il che si potrebbe fare con le batterie di difesa missilistica Patriot schierate in Turchia lungo il confine meridionale con la Siria. I Patriot, ha spiegato Stavridis, sono in grado di abbattere aerei. «La situazione siriana continua a peggiorare», ha detto infine l'ammiraglio statunitense. «Non si intravede la fine di questa feroce guerra civile», ha concluso.