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Borse sempre più giù: in soli tre giorni bruciati quasi 10mila miliardi di valore

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Filippo Caleri
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Il rimbalzo del gatto morto non c’è stato. Il segno più, anche frazionale, che si registra il giorno dopo un grande crollo, e così chiamato dagli analisti più feroci e incuranti delle critiche degli animalisti, non si è palesato ieri. Tra lo sconforto dei piccoli risparmiatori affranti per le perdite a due cifre. Che la giornata non fosse delle migliori si è subito intuito dalla mattina. Davanti a caffè fumanti e occhi stropicciati dal poco sonno determinato dallo svanire dei sogni di ricchezza in un paio di giorni, i titoli dei telegiornali non hanno lasciato scampo. Il crollo a due cifre (-13%) a Hong Kong ha annunciato con lo squillo di trombe l’inizio del terzo giorno di passione. Il conto finale è da far paura. Sono stati bruciati quasi 10mila miliardi di dollari di capitalizzazione, 9.500 secondo i calcoli di Bloomberg. L’onda pesante partita dall’Oriente con listini di Tokyo, Shanghai e Shenzhen, che hanno ceduto il 7% abbondante ha sommerso anche Vecchio continente. Le piazze peggiori sono state quelle di Milano e Madrid, che hanno archiviato con un ribasso del 5,1%, seguite da Parigi e Amsterdam in calo del 4,7%, mentre Londra ha ceduto il 4,4% e Francoforte ha perso quattro punti.

 

 

 

Per fare i conti alla sola Europa le perdite conteggiate in Europa sono arrivate a 683 miliardi di euro, con un bilancio complessivo in tre giorni di perdite per 1.924 miliardi. Per un attimo, rimasto tale, la speranza è parsa riaccendersi nelle tasche di tanti risparmiatori bastonati da vendite senza fine. A metà pomeriggio si è fatta strada l’ipotesi di una possibile pausa di 90 giorni sui dazi, fatta eccezione per la Cina, che sarebbe stata sul tavolo di Donald Trump. Ma l’illusione è durata poco perché la Casa Bianca ha definito la notizia una «fake news». Gli operatori non si erano fatti convincere, negli indici si è vista solo qualche limatura delle perdite prima di ripartire con pesanti cali. A credere che la china presa dalla crisi sia pericolosa sarebbero le grandi banche del mondo, che secondo Sky News, si sarebbero confrontate in una video riun i o n e sull’impatto della politica di Trump sull’economia globale. A prendervi parte i manager di Bank of America, Barclays, Citi e Hsbc Holdings. A mostrare le possibili conseguenze negativa del caos una stima della Goldman Sachs, che ha previsto «un’accelerazione significativa» della Cina sulle misure di allentamento fiscale per compensare le nuove difficoltà alla crescita emerse con i dazi aggiuntivi Usa.

 

 

La banca d’affari ipotizza un impatto di «almeno lo 0,7%» in meno sul Pil di Pechino quest’anni. «Prima dei dazi, la crescita stava procedendo al di sopra delle nostre previsioni e stavamo contemplando una revisione al rialzo delle aspettative sul Pil per quest’anno» ha aggiunto la banca d’affari Goldman Sachs. Effetti negativi anche sui bond governativi. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni è rimasto abbastanza calmo sui 125 punti base, anche se nel finale di seduta è partita una corrente di forte rialzo dei rendimenti di tutti i titoli di Stato europei, specie del Regno Unito, saliti di 16 punti base. Il titolo decennale italiano ha chiuso al 3,86%, con un aumento di quasi dieci punti. L’euro ha tenuto quota 1,09 contro il dollaro. Infine un effetto del crac può diventare un leggero vantaggio per le famiglie: il petrolio a New York è sceso anche al di sotto dei 60 dollari, ai livelli minimi degli ultimi quattro anni. E questo può significare bollette più leggere. La Fed ha tenuto ieri pomeriggio una riunione d’emergenza a porte chiuse.
Ma nessun bollettino è uscito fino a tarda notte di ieri. Forse all’ordine del giorno il taglio dei tassi per evitare la recessione.

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