Stellantis, quanto ci costi. Tutti i 220 miliardi di aiuti oltre ai bonus a Tavares
Il rapporto tra Stellantis e il governo è inscindibile per il tessuto socio-economico dell’Italia. Un rapporto di odio e amore animato da un grande fiume di denaro che scorre, ininterrottamente, da ancor prima della nascita della Repubblica. Una serie di incentivi che spaziano dagli aiuti per la tecnologia a quelli per il mantenimento dell'occupazione. Qualche assaggio: dal 2016 al 2024, Stellantis, ex Fca, ha ricevuto circa 100 milioni in aiuti statali, tra cui fondi destinati all'aggiornamento tecnologico degli impianti e al sostegno della cassa integrazione per i lavoratori; dal 2014 al 2020 ha incassato circa 446 milioni di euro, di cui 263 milioni a carico dell’azienda stessa. Inoltre, durante la pandemia, il gruppo ha beneficiato di una garanzia statale di 6,8 miliardi di euro, impegnandosi a mantenere e potenziare gli investimenti in Italia. Se guardiamo al lungo periodo, dal 1970 a oggi, i vari governi hanno versato nelle casse di quella che fu la Fabbrica Italiana Automobili Torino, ben oltre 220 miliardi di euro.
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Questo è un segnale chiaro di quanto il settore automotive sia vitale per il paese. Quindi, la realtà è che l’Italia non può permettersi di fare a meno di Stellantis. Per meglio capire, il settore automobilistico rappresenta oltre il 5% del Pil italiano e dà lavoro a circa 1,2 milioni di persone, considerando l’indotto. Circa trequarti delle imprese del settore hanno a che vedere con Stellantis, in maniera più o meno diretta e più o meno esclusiva. La sua posizione è talmente centrale che nessun governo, a partire da quello attuale, può ignorarla. Non a caso il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato di essere fiducioso che Stellantis possa invertire il declino del settore, contribuendo anche alla ripresa dell’industria automobilistica europea, in linea con la strategia di transizione ecologica indicata dal governo italiano. Tuttavia, le sfide non mancano. A livello interno, Stellantis sta affrontando difficoltà legate al ritardo nel lancio di nuovi modelli, con il rischio di perdere quote di mercato in segmenti cruciali. Le problematiche legate alle piattaforme tecnologiche e ai software hanno contribuito a un disallineamento con le aspettative di crescita. Inoltre, la gestione delle relazioni con fornitori, dealer, sindacati e governi ha evidenziato conflitti interni che rischiano di minare la fiducia nei confronti del gruppo.
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Il CFO di Stellantis, Doug Ostermann, ha riconosciuto la necessità di ricostruire la fiducia con tutti gli interlocutori, un obiettivo che richiederà tempo ma che è essenziale per il futuro dell’azienda. «Fra Tavares e il board ci sono state divergenze negli ultimi 3-6 mesi sulle priorità del gruppo e sulle azioni da intraprendere nei prossimi 15-16 mesi fino alla fine del suo mandato» ha confessato Ostermann. Intanto, Carlos Tavares se ne è andato lasciando dietro di sé una desertificazione industriale che non ha pari in Italia: vendite di Fiat e di altri marchi italiani al lumicino, Maserati sparita dai radar e stabilimenti costantemente in cassa integrazione, da Nord a Sud. Le vendite di auto di lusso in Cina e Stati Uniti, nonché la domanda di veicoli elettrici in Europa, stanno incidendo pesantemente sulle performance produttive. Il 97% della produzione dello stabilimento di Mirafiori è rappresentato dalla Fiat 500 elettrica, e le difficoltà nel settore della mobilità elettrica stanno frenando la crescita. Nell’ultimo anno la produzione di auto è stata fermata più volte soprattutto a Mirafiori, a Torino, uno degli stabilimenti simbolo della Fiat, dove alla fine di novembre è stata annunciata una lunga chiusura per le festività natalizie, dal 18 dicembre al 5 gennaio. Tuttavia, è opportuno ricordare che il gruppo ha un centinaio di stabilimenti in tutto il mondo e circa 160mila dipendenti. Il principale azionista di Stellantis è Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, con il 14,2%. Il secondo azionista è Peugeot con il 7,1%, il terzo il governo francese, tramite Bpi, con il 6,1%. Adesso non resta che attendere qualche segnale di fumo il prossimo 17 dicembre, quando Stellantis si presenterà al tavolo del ministero delle Imprese.