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Emergenza abitativa, Giovanni Todde: "Caos nelle città turistiche: oltre il 15% sono b&b"

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“L’incremento dei b&b e delle case vacanze ha avuto un impatto significativo sull’emergenza abitativa. Nelle città a vocazione turistica oltre il 15% delle abitazioni sono destinate ad affitti brevi. Oltre 50mila studenti risentono della carenza abitativa nelle città metropolitane per non parlare dei senza fissa dimora. Serve una regolamentazione di questo fenomeno, prevedendo un limite massimo di giorni annui per l’utilizzazione delle abitazioni destinate a tal fine e incentivi per gli affitti di lungo periodo con una rimodulazione della normativa dell’edilizia residenziale pubblica favorendo i meno abbienti e le giovani coppie”. L'ha dichiarato Giovanni Todde, notaio e presidente del Centro studi Economico, nel corso della conferenza stampa “Emergenza abitativa nelle città metropolitane”, che si è svolta nella sala Caduti di Nassirya a Palazzo Madama, con l’ausilio di Ciro Di Pietro, chief restructuring officier.

L’appello al governo a impegnarsi su questo tema è stato lanciato dal senatore Luigi Nave (M5s): “Parliamo di questo tema proprio nel momento in cui si approva il ‘salva-Milano’. Il governo deve impegnarsi a combattere l’emergenza abitativa invece di salvaguardare le speculazioni in ambito edilizio sostenendo i giovani, le famiglie numerose e i meno abbienti”. Sulla necessità di regolamentare il settore è intervenuto Amedeo Di Pietro, avvocato cassazionista e presidente dell’Osservatorio nazionale sul Diritto: “Chiediamo che il legislatore regolamenti la materia degli affitti a breve termine superando l’incertezza normativa relativa a questi tipi di contratti che comportano criticità importanti ai danni di famiglie e studenti, con fenomeni continui di esodo verso le periferie, oltre a ripercuotersi pesantemente sulle attività dei tribunali”. L’analisi legislativa del fenomeno è stata affidata a Fulvio Baldi, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione: “Si preferisce la locazione a breve termine rispetto a quella lunga per motivi che riguardano i pagamenti, lo stato in cui viene lasciato l’immobile e le lungaggini dei tempi per i morosi. Bisogna agire su questi punti per riequilibrare l’utilizzo delle abitazioni”.

A illustrare cosa accade in altri Paesi UE è stato l’avvocato Danilo D’Andrea, consigliere nazionale Unione per la Giustizia: “A Parigi dal 2017 è stato imposto un tetto massimo di 120 giorni oltre il quale è obbligatorio un cambio di destinazione d’uso con una tassazione molto superiore. A Barcellona entro il 2028 saranno eliminate oltre diecimila licenze per liberare altrettanti appartamenti in favore di famiglie e studenti”. Per Renato Burigana, presidente di Commercialisti Network Professionale: “Bisogna diversificare la tassazione tra affitti brevi e a lungo termine creando una disponibilità maggiore di immobili sul mercato; incentivare le ristrutturazioni sugli immobili destinati ad affitti lunghi oltre alla possibilità di rivedere le soglie di detassazione per le locazioni.

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