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Bce, prezzi del petrolio a picco: Lagarde ora deve tagliare i tassi

Gianluca Zapponini
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Alibi, zero. Il crollo dei prezzi del petrolio sgombra dal campo l’elemento più concreto e attuale che avrebbe potuto alimentare resistenze all’imminente consiglio della Bce, giovedì, rispetto a un nuovo taglio dei tassi di interesse, verosimilmente di 25 punti base. Nella giornata di ieri, infatti, si sono accentuati ulteriormente i ribassi dei prezzi dell’oro nero. A metà seduta in Europa il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord crollava del 4,75% a 73,78 dollari. E negli scambi dell’after hours sul mercato statunitense, il West Texas Intermediate sfiorava il meno 5% cadendo a 70,16 dollari, sui minimi da inizio mese. E comunque, le rassicurazioni giunte da Israele sul fatto che la rappresaglia per l’attacco missilistico dell’Iran non colpirà impianti petroliferi si è combinata agli sviluppi sul versante economico di cui sopra, che non fanno presagire livelli di domanda vigorosi.

 

 

A questo punto il dado è tratto, o meglio dovrebbe esserlo. Anche perché a rinforzo delle ragioni di un taglio, c’è una traiettoria dell’inflazione della zona euro più stringente del previsto. Il board della Banca centrale si svolgerà tra stasera e domani mattina in trasferta a Lubiana, in Slovenia, per una delle riunioni che periodicamente portano i banchieri centrali dell'eurozona a rotazione nei paesi che utilizzano la valuta condivisa. Le decisioni di politica monetaria verranno comunicate alle 14 e 15 di giovedì, mezz’ora dopo la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa esplicativa. Nelle ultime settimane era stata la stessa presidente, assieme ad altri esponenti dell’istituzione, a lanciare segnali nei quali operatori e analisti avevano letto una chiara indicazione sull’intento di effettuare un nuovo taglio dei tassi questo mese di ottobre, laddove in precedenza era prevista una pausa e un nuovo taglio solo a dicembre.

 

 

Il rapido calo dell’inflazione, che a settembre nell’eurozona è scesa all’1,8%, contestualmente all’indebolimento dell’attività delle imprese sembra dunque spingere la Bce ad accelerare il passo nella sua manovra di riduzione del freno monetario. L'obiettivo di stabilità dei prezzi perseguito da Francoforte viene quantificato in una inflazione media per la zona euro al 2%, riferito però a un periodo ragionevolmente lungo, anche in prospettiva futura, e non a un singolo mese. E pensare che le impennate dei prezzi del petrolio della scorsa settimana avevano creato però un elemento di ulteriore incertezza in questi scenari. Ma, evidentemente, non è così.

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