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Economia, le famiglie italiane non se la passano bene: cala il reddito reale

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Gabriele Imperiale
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Reddito reale delle famiglie ancora in calo ma occupazione su. È questo il quadro dei dati Eurostat che fotografano le differenze tra il nostro paese e il resto dell’Unione Europea. Nel 2023 il reddito disponibile reale lordo dei nuclei familiari è in calo a causa principalmente della crescita elevata dei prezzi e si attesta di oltre sei punti sotto quello registrato nel 2008. Aumento dei prezzi che trainato dal rincaro dei beni energetici, colpisce maggiormente le famiglie a basso reddito. La cosiddetta “tassa dell’inflazione” infatti affligge maggiormente le famiglie meno abbienti perché devolvono una quota di spesa maggiore per alcune categorie di beni e servizi per i quali i prezzi sono cresciuti di più, come ad esempio i consumi alimentari.

 

 

Il “quadro di valutazione sociale” targato Eurostat dice però anche altro: migliorano infatti i punteggi per l’Italia sul fronte dell’occupazione e della disoccupazione e sulla povertà di chi lavora che cala sotto il 10% per la prima volta dal 2010. Reddito giù, ma i marcatori dell’Italia sul lavoro e sull’istruzione su. In particolare, in evidenza è il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni. Nel nostro paese, infatti, sale dal 64,8% del 2022 al 66,3% nel 2023, con una crescita di 1,5 punti. In media nell’Unione la crescita è di soli 0,7 punti, dal 74,6% al 75,3%. La disoccupazione cala invece di 0,4 punti percentuali (dall'8,1% al 7,7%), tendenza che si conferma nel 2024. Anche in questo caso, Italia in netto aumento rispetto all’Unione Europea dove si registra una riduzione in media di 0,1 punti (dal 6,2% al 6,1%).

 

 

Migliora la situazione anche per la situazione dei Neet – i ragazzi che non sono in un percorso di istruzione e formazione e non lavorano – che passano dal 19% al 16,1%. È il dato più basso dall’inizio delle serie storiche nel 2009. Come ricostruito dall’analisi dei dati fatta da Il Corriere della Sera, dati in discesa anche per la disoccupazione di lunga durata che passa dal 4,6% al 4,2% della forza lavoro; anche questo è il dato più basso dopo il 2009 anche se ancora superiore alla media Ue (2,1%). Anche gli indicatori relativi al rischio di povertà tra le persone che lavorano sono in calo. 9,9% in netta diminuzione rispetto all'11,5% registrato nel 2022. La percentuale di chi lascia poi la scuola precocemente scende dall'11,5% al 10,5% (dal 9,7% al 9,5% in Ue in media).  In crescita infine anche il tasso dei laureati - dal 27,4% al 29,2% nel 2023 delle persone tra i 30 e i 34 anni.

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