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Banche, a giugno scendono i mutui e frena il calo dei prestiti: i dati dell'Abi

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Tassi di interesse su mutui e finanziamenti in discesa, frena il calo dei prestiti a famiglie e imprese, salgono i depositi bancari, segno che è la cautela sugli investimenti, in tempi di incertezza, a fare da stella polare. È la fotografia scattata a giugno dal rapporto mensile di Abi, che evidenzia un sostanziale consolidamento dei trend osservati nei mesi passati. Il tasso medio sul totale dei prestiti sottoscritti negli anni ha registrato a giugno una diminuzione al 4,77%, contro il 4,80% di maggio. Di particolare rilievo, quello sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni, sceso per il settimo mese consecutivo e giunto al 3,56%, rispetto al 3,61% di maggio e al 4,42% di dicembre 2023, e quello sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese, calato al 5,25% rispetto al 5,38% del mese precedente e al 5,45% di dicembre dell’anno scorso. Di riflesso, lo spread sulle nuove operazioni - cioè la differenza tra i tassi sui nuovi prestiti e la nuova raccolta - con famiglie e società non finanziarie è arrivato a 193 punti base dai 200 di maggio.

 

 

Decelera anche il calo dei prestiti che ora toccano la soglia dei 1.280 miliardi di euro, con una flessione dell’1,7%, dunque più morbida rispetto al mese precedente (-2,1%), quando quelli alle imprese erano diminuiti del 3,1% e quelli alle famiglie dell’1,1%; senza dimenticare peraltro, come si sottolinea nel rapporto, che in generale il calo dei volumi di credito «è coerente con il rallentamento della crescita economica, che deprime la domanda di prestiti». I depositi bancari invece tornano ad aumentare, segnando un +1,4%, a fronte di una raccolta diretta complessiva (depositi e obbligazioni) in aumento del 3% e di una indiretta (investimenti in titoli custoditi presso gli istituti di credito) che presenta un incremento di circa 213 miliardi tra maggio 2023 e maggio 2024, con 134,8 miliardi alle famiglie, 20 miliardi alle imprese e il restante agli altri settori, cioè imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione.

 

 

Il fatto che questa tendenza a mantenere la liquidità tocchi anche le aziende offre una doppia chiave di lettura, ha spiegato il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero. Se infatti da una parte mostra una maggiore capacità di resistenza, dopo la ricapitalizzazione degli ultimi 10 anni, che rende le imprese «più solide e resilienti», dall’altra denota una soglia di prudenza più alta negli investimenti che «in un quadro di generale incertezza vengono rinviati».

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