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Energia, l'impegno del governo: torna il nucleare. C'è la comunicazione alla Ue

Gianluca Zapponini
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Sì, quel nucleare forse oggi fa un po’ meno paura. Dopo giorni di attesa, l’Italia ha inviato il Piano nazionale per l’energia e il clima (Pniec), aggiornato rispetto alla prima stesura del 2023, a Bruxelles. Un testo che funge un po’ da mappa, sulla quale costruire la transizione tricolore e, magari, provare a fare scuola a livello europeo. Ebbene, nell’ultimo Pniec, che allunga l’orizzonte al 2030, sono stati confermati gli obiettivi di 131 Gw di energia rinnovabile al 2030. Ma, soprattutto, è previsto anche uno scenario sul nucleare: 8 Gw al 2050 per coprire l’11% della richiesta nazionale. Nel dettaglio, si prevede che quasi 80 Gw del monte-gigawatt da energia pulita deriveranno dal solare, 28,1 dall’eolico, 19,4 dall’idrico, 3,2 dalle bioenergie e 1 gigawatt da fonte geotermica (quota quest’ultima che potrebbe anche aumentare al raggiungimento di un adeguato livello di maturità di alcune iniziative progettuali in via di sviluppo).

 

 

In ambito efficienza energetica, grazie alle misure previste, si registra nel piano una importante riduzione dei consumi di energia primaria e finale, ma per il raggiungimento degli obiettivi, innalzati in considerazione dello scenario di crescita del prodotto interno lordo, bisognerà continuare a lavorare. L’altra faccia della transizione sono le emissioni. Qui l’Italia prevede di superare l’obiettivo del FitFor55 (il pacchetto europeo per la riduzione delle emissioni, ndr) riguardante gli impianti industriali vincolati dalla normativa Ets, arrivando al -66% rispetto ai livelli del 2005 (obiettivo Ue, -62%). Anche nei settori non-Ets (civile, trasporti e agricoltura) si registra un sostanziale miglioramento degli indicatori emissivi e per raggiungere i target europei a oggi ancora troppo sfidanti sarà necessario profondere ulteriori energie.

 

 

Ma l’ospite d’onore è senza dubbio l’atomo. Il Pniec prevede, infatti, per la prima volta, una specifica sezione dedicata ai lavori della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, «che ha sviluppato delle ipotesi di scenario in cui si dimostra da un punto di vista tecnico-scientifico la convenienza energetica ed economica di avere una quota di produzione nucleare, in sinergia e a supporto delle rinnovabili e delle altre forme di produzione di energia a basse emissioni. Secondo le ipotesi di scenario sviluppate, il nucleare da fissione, e nel lungo termine da fusione, potrebbero fornire al 2050 circa l’11% dell’energia elettrica totale richiesta, con una possibile proiezione verso il 22%», si legge nel documento. Lo stesso Gilberto Pichetto Fratin dalla Francia, ieri, ha sottolineato come «mai come in questo momento e di fronte a gravissime crisi che attaccano la pace e la nostra sicurezza, anche energetica, è evidente e pressante l’esigenza di proseguire lungo la via Iter (International thermonuclear experimental reactor, si tratta del più importante progetto mondiale sulla fusione nucleare a confinamento magnetico, ndr) verso un futuro di energia pulita, sicura e praticamente inesauribile».

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