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Borsa italiana da record: mai così in alto dalla crisi del 2008

Filippo Caleri

È durato qualche minuto. In gergo borsistico è stato testato il picco, ma Piazza Affari per un istante ha fatto sorridere gli azionisti bastonati da anni di crolli repentini, crack bancari e crisi mondiali. Per un attimo l’indice principale, il Ftse Mib, ieri ha agganciato quota 34mila punti. Per la cronaca era il livello toccato nel 2008, anno infausto per i mercati, marchiato dal crollo della banca d’affari Lehman Brothers. Si è trattato solo di un attimo certo, perché lo stesso parametro ha immediatamente fatto marcia indietro e chiuso sostanzialmente a un valore simile alla partenza a 33.940 punti. Certo si è ancora lontani dai 42mila punti sfiorati nel 2007 ma il segnale è forte e chiaro. Le economie dei Paesi del Nord non luccicano, ma quelle del Sud, tra le quali l’Italia ora fanno gola ai grandi fondi internazionali che fanno incetta di capitale di rischio targato made in Italy.

 

  

 

In una settimana, che potrebbe anche comportare l’inizio della fine della stretta monetaria, attesa la Fed statunitense a fare il primo passo indietro (per la Bce non è ancora ora) i mercati vedono opportunità nelle azioni tricolore. E le comprano spingendo su i prezzi. Non solo. Anche le aste dei Btp registrano il tutto esaurito e lo spread, che misura la differenza di rendimento tra titoli di Stato di Roma e quelli tedeschi, continua ad assottigliarsi. Un segno di ipercomprato anche sul mercato secondario che significa che l’Italia per ora è un porto sicuro per chi investe. Quota 34mila è «un’impresa storica e significativa che segna lo stato di salute dell’economia italiana ed evidenzia ancora una volta l’attrattività del nostro Paese e del nostro indice di riferimento» ha sottolineato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.

 

 

A tirare il listino milanese sono, come da qualche tempo accade, i titoli bancari, graziati dall’aumento dei tassi di interesse che la Banca centrale europea intende tenere alti ancora per un po’. Ieri sono andati bene Banco Bpm (+1,83%), Bper (+1,99%) e Popolare di Sondrio (+1,94%) al debutto nel paniere principale. E a ben guardare questa pare l’unica criticità: il troppo peso solo dei titoli finanziari nella corsa da record. Ma chi conosce bene il mercato confida ora nel taglio dei tassi, non solo per riportare altra liquidità nei listini, ma anche per riavviare l’economia manifatturiera, quella legata soprattutto alle medie aziende quotate sui listini più piccoli a Milano. Se così sarà (e la previsione è che questo accada nel secondo semestre 2024) i 34mila punti saranno solo un punto di partenza.