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Anno nero per i mutui, tassi ancora in alto. Nessun regalo da Lagarde

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Gianluca Zapponini
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Christine Lagarde con ogni probabilità non metterà sotto l’albero degli italiani una prima sforbiciata ai tassi. Peccato, perché sarebbe stato un bel regalo, soprattutto ora che l’inflazione scende, spuntando la lista degli alibi a favore dell’Eurotower. E a temporeggiare sarà anche la Federal Reserve, che proprio oggi dovrebbe decidere di lasciare il costo del denaro invariato, tra il 5 e il 5,2%. Il turno di Francoforte, invece, arriverà domani. Nelle more che le banche centrali decidano di azionare il freno, gli italiani sudano le classiche sette camicie pur di stare dietro alle rate del mutuo. Ad ottobre i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese, si sono infatti collocati al 4,72%, contro il 4,65% di settembre, ha calcolato Bankitalia. Di riflesso, i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie e le imprese, sono stati pari al 5,46% (5,35 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,95%, mentre i tassi sui nuovi finanziamenti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,17%.

 

 

Le dieci sgasate date dalla Bce, insomma, stanno producendo i loro effetti, restringendo il credito all’economia reale. Lo dimostrano altri numeri, diffusi sempre da Via Nazionale, che sanciscono la stretta. Ad ottobre i prestiti al settore privato sono diminuiti del 3,2% sui dodici mesi (-3,6 nel mese precedente), mentre i prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,1% sui dodici mesi (erano calati dello 0,9% nel mese precedente). Quelli alle società non finanziarie, infine, si sono ridotti del 5,5% (-6,7% nel mese precedente). E pensare che proprio ottobre era stato il mese che aveva segnato lo stop ai rialzi dei tassi della Bce, quel ciclo di inasprimento del costo del denaro che aveva caratterizzato le dieci precedenti sedute della Banca centrale europea.

 

 

Riunito ad Atene, a fine ottobre il Consiglio direttivo di Francoforte aveva deciso di lasciare fermi i tassi: quello sui rifinanziamenti principali al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Ora, la Bce si riunirà giovedì prossimo, 14 dicembre, per aggiornare le stime sull’Eurozona e dare indicazioni sulla politica monetaria. L’aspettativa dei mercati è ormai per tagli al costo del denaro fin dalla prima metà del 2024, sia da parte della Fed che della Bce. Tradotto, visti i tempi piuttosto lunghi per assimilare il raffreddamento dei tassi, ci sarà ancora da penare.

 

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