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“Btp Valore”, scatta la rincorsa dei risparmiatori. Fiducia al Tesoro

Filippo Caleri
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Il primo giorno di emissione del Btp Valore con cedola trimestrale è stato un successo. Il titolo, appositamente costruito per invogliare i piccoli risparmiatori a comprare debito dello Stato, è stato sottoscritto per quasi cinque miliardi di euro. Una prova di fiducia degli italiani verso il Tesoro. Che di cambiali da pagare nel suo bilancio ne ha per quasi 3mila miliardi. Un fardello da far paura ma che non ha demotivato i Bot people (così si chiamavano negli anni ’80 chi investiva sulla carta finanziaria dell’Economia) a richiederlo. Tante le motivazioni alla base della risposta del mercato. Un primo fattore premia la fiducia che i cittadini ripongono nello Stato pagatore. Chi investe soldi, chiunque esso sia, deve rispettare una regola basica: cercare di non perdere mai. Così continuare a scommettere sui titoli di Stato significa che a prescindere dagli allarmi, spesso strumentali e in funzione anti governo di centro destra, sull’imminente bancarotta dello Stato e su spread a livelli stellari, i Btp sono ancora considerati un porto sicuro. Nella mente del risparmiatore il mantra positivo è che, per ora via XX, settembre onorerà i suoi impegni. Cosa che poi è avvenuta regolarmente negli ultimi anni nonostante crisi finanziarie mondiali come i subprime, il crollo di Lehman Brothers e l’attacco dei mercati sullo spread nel 2011.

 

 

Anche con Meloni cedole e rimborso sono considerati certi. Un sentiment corroborato anche dai dati economici. Nonostante la Bce a guida Lagar de abbia avviato un processo distruttivo dell’economia reale i dati sono ancora promettenti. Come nel caso della disoccupazione di agosto che è scesa a livelli mai così bassi da 14 anni. L’attrattività della soluzione finanziaria proposta è determinata anche da altri fattori però. Il primo è il tasso garantito per i cinque anni previsti. Chi tiene il Btp in portafoglio fino alle fine ottiene oltre al tasso annuale un premio extra di fedeltà fissato allo 0,5%. Ai prezzi di venerdì scorso un Btp di pari scadenza era quotato al 4,21%. Il Btp Valore, considerando il bonus, al 4,36% (senza si ferma al 4,26%). Qualche punto in più dunque rispetto alle aste normali ma dopo anni di tassi zero e con l’inflazione che oggi viaggia ancora attorno al 5% annuale, per chi ha soldi fermi in banca, il titolo rappresenta una soluzione invidiabile per mantenere il potere d’acquisto. Per ora. Già perché, scongiuri facendo, si potrebbe tramutare anche in un ottimo affare se, come previsto, il carovita allentasse la morsa. Nel caso che la presidente della Bce rinsavisse e iniziasse ad abbassare il costo del denaro, si otterrebbe una diminuzione dei tassi sul mercato e una plusvalenza sul valore del Btp. La regola è che se i rendimenti medi scendono il capitale investito nel titolo di Stato aumenta automaticamente. Quindi se lo stesso viene venduto si guadagna un margine più alto rispetto al prezzo di acquisto.

 

 

Una motivazione tecnica forse più considerata dagli investitori istituzionali che non mancheranno di mettere in pancia quote anche di questo Btp con l’idea di non portarlo necessariamente a scadenza. Molto più chiara e attraente invece la novità delle cedole trimestrali, che consente di ricevere flussi di cassa con maggiore frequenza visto che gli interessi saranno versati ogni tre mesi e non ogni sei come da tradizione. Per ora la scelta del Tesoro è vincente anche perché gli italiani hanno ancora molta liquidità sul conto e le banche non hanno adeguato al rialzo dei tassi Bce le remunerazioni ai clienti. Vincono tutti dunque. In primis il Tesoro, che pur spendendo qualcosa in più, si assicura una durata prestabilita del prestito. La maggiore parte dei risparmiatori terrà il titolo fino alla fine e questo riduce la volatilità dello spread sul mercato secondario. Dove i Btp si vendono prima del termine. C’è una sola criticità che gli operatori sui mercati dei capitali di rischio temono. Se tanti soldi arrivano per finanziare le spese dello Stato ce ne saranno meno per finanziare l’economia reale.

 

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