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Bce incerta sul rialzo dei tassi: l'inflazione manda in tilt Lagarde

Filippo Caleri
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Non mollano mai. A Francoforte per battere l’inflazione con la stretta monetaria hanno già provocato la stagnazione economica in mezza Europa ma di rimettere l’aumento dei tassi di interesse nella cassetta degli attrezzi nelle stanze della Banca centrale europea non se ne parla proprio. Ieri la conferma, l’ennesima. In un contesto di «elevata incertezza» quale è quello della zona euro, la Bce nel corso delle prossime riunioni «valuterà attentamente i rischi» sia al ribasso che al rialzo per le dinamiche di inflazione. Ad affermarlo Isabel Schnabel, componente del comitato esecutivo della Bce, durante il suo intervento alla conferenza sull’inflazione organizzata con la Fed. «Se dovessimo ritenere che l’orientamento della politica non è in linea con un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2% - è la riflessione - questo renderebbe giustificato un ulteriore aumento dei tassi di interesse. In un contesto di mercati del lavoro vicini alla piena occupazione e venti inflazionistici strutturali, ciò assicurerebbe anche contro il persistente rischio elevato che l’inflazione rimanga sopra il nostro obiettivo per troppo tempo». E prosegue: «Al contrario, se la nostra valutazione della trasmissione della politica monetaria suggerisse che il ritmo della disinflazione sta procedendo come desiderato, potremmo permetterci di attendere fino alla nostra prossima riunione per raccogliere ulteriori prove su come la frenata della domanda aggregata si rifletterà nel tempo su prezzi e salari».

 

 

Ha quindi aggiunto: «In base a questo approccio dipendente dai dati non possiamo prevedere quale sarà il tasso massimo né per quanto tempo i tassi dovranno essere mantenuti a livelli restrittivi. Non possiamo neanche impegnarci in azioni future, il che significa che non possiamo scambiare la necessità di ulteriori restrizioni della politica monetaria oggi con la promessa di mantenere i tassi a un certo livello più a lungo». Un affondo di un falco della Eurotower che evidenzia il contrasto interno tra i membri de board della Bce che continua a esprimere incertezza sull’aumento dei tassi a settembre. Questo secondo anche quanto emerge dalla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Bce prima delle vacanze. Le minute raccontano che inizialmente il direttivo aveva preso in considerazione l’ipotesi di una pausa. Poi era stato deciso all’unanimità di procedere ad una nuova stretta di 25 punti. Divisioni che, rese pubbliche, alimenteranno il un dibattito tra chi preferirebbe uno stop ai rialzi e chi non esita a difendere la continuazione della stretta ed è destinato a intensificarsi da qui in avanti.

 

 

La nuova riunione, in programma fra due settimane si preannuncia incerta. La Bce dovrà decidere su un tavolo completo di indicatori economici e su una serie di nuove previsioni per il 2025. Prima di decidere lo stop alla stretta sul credito, Christine Lagarde e gli altri membri del direttivo avranno «bisogno di segnali più chiari» si legge nei documenti. Soprattutto dovranno avere la consapevolezza che l’inflazione stia effettivamente convergendo verso il suo obiettivo del 2% con l’avvertenza che non sarà più necessario raggiungere il traguardo l’anno prossimo.

 

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